Ci fosse qualcuno che avesse voglia di farlo, ai vertici FIFA, UEFA, o delle Federazioni, o delle Leghe, ce ne sarebbero di riforme regolamentari da introdurre per migliorare il calcio. Semplicemente tornando al passato, su certe questioni elementari sin da due secoli fa quando il “mani” era “mani” e basta, quando il tackle sul pallone era il tackle sul pallone e se poi ci andava di mezzo la gamba dell’altro, pazienza. O come quando il fuorigioco puniva i furbi che se ne stavano davanti al portiere e non gli abili a smarcarsi, cosicché dovevi proprio essere al di là dell’ultimo difensore con tutto il corpo, non con un mignolo, per essere punito.
Per non parlare delle simulazioni, delle perdite di tempo, delle proteste, delle sceneggiate.
Bisognerebbe attaccarli sui soldi, molti soldi, con sanzioni salate: dirigenti, allenatori, giocatori. Basta recite, basta inganni, basta tranelli: se cadi urlando, stai fuori 2 minuti a farti curare. E basta, anche, far calcolare il recupero a naso dagli arbitri: tempo effettivo, una volta per tutte, perché non si possono spendere centinaia di euro, fare centinaia di chilometri, spendere un sacco di soldi in abbonamenti tv per assistere a 50 minuti scarsi di gioco, molti dei quali con i portieri che passano la palla ai difensori e i difensori che la ridanno al portiere.
Ci sarebbe da mettere le mani nei calendari, scremando un po’ di queste caselle tutte riempite dal 1° gennaio al 31 dicembre festivi inclusi. Ci sarebbero da studiare bene le formule dei contratti ai minori, l’organizzazione dei settori giovanili (e la paga degli istruttori), ci sarebbero da fare un sacco di cose per ridare senso a questo sport degradato e in mano a guitti di ogni specie.
Invece no. No, no. Essendo l’unica disciplina a non capire, non sapere, non essere in grado di utilizzare la tecnologia con criterio come accade invece in qualsiasi altra, si sono inventati il VARDict, ovvero le grafiche televisive che accompagnano i controlli VAR proiettate sui maxischermi deglu stadi. “Per trasparenza”, chiarisce lo sgangherato mondo arbitrale. Trasparenza de che? La gente non capisce come, cosa e perché prendono una decisione, non cosa si dicono (o non si dicono) per assumerla.
Nelle semifinali e nella finale della Coppa Italia Frecciarossa 2024/2025, in seguito alla decisione presa dall’IFAB durante il 139° Annual General Meeting in collaborazione con FIGC e AIA, la Lega Serie A sperimenterà la trasmissione dell’audio dell’arbitro. Questa innovazione riguarderà esclusivamente la spiegazione delle decisioni prese dopo un intervento VAR per l’On-Field Review (OFR), sia negli stadi che in televisione.
“La soluzione tecnologica sviluppata dal partner Hawk-Eye si aggiungerà all’attuale sistema di comunicazione arbitrale. Durante l’OFR, il pubblico presente allo stadio e i telespettatori potranno ascoltare direttamente dalla voce dell’Ufficiale di Gara le motivazioni che hanno portato alla decisione finale”, provano a spiegare i vertici.
A proposito di trasparenza, però, la novità non è affatto chiara come sembra. Dice infatti un ex arbitro, commentatore televisivo: “E’ inesatto sostenere che verrà aperto al pubblico in tempo reale l’audio della sala VAR, gli eventuali dialoghi tra VOR e arbitro centrale non verranno ascoltati allo stadio o in televisione. In sostanza, sui maxischermi della Serie A e della Serie B, verrà segnalato che un check è in corso su un determinato episodio (esempi: “possibile calcio di rigore”, “possibile fuorigioco” ecc.). Non verranno proiettate immagini dell’episodio in questione, la procedura rimarrà la medesima: gioco fermo, check, eventuale OFR oppure overrule. Probabile che, alla fine di un check senza esito, possa apparire la scritta “check over” oppure “check concluso”. Di fatto sui maxischermi gli spettatori allo stadio potranno vedere quel che la regia della Lega manda in sovraimpressione nel lato sinistro in basso durante le gare (VARDict) dato che, molto spesso, può accadere che gli spettatori presenti allo stadio fatichino a comprendere il motivo della temporanea interruzione”.
Tutto qui. Nemmeno il tempo di pensare che in Inghilterra, durante la diffusione dell’audio tra arbitro e sala VAR, berranno un té annuendo o scuotendo il capo, con qualche fischio o qualche applauso. Nemmeno il tempo di immaginare che in Germania se ne staranno zitti e alla fine si sentirà un boato di pochi secondi, o che in Francia ascolteremo il brusio infastidito della gente, in Spagna grideranno e insulteranno un pochino meno ferocemente rispetto all’Italia dove è davvero complicato che se ne stiano tutti zitti, in quei momenti, per ascoltare con attenzione cosa si dicono arbitro e VAR.
Nemmeno il tempo di aspettare con curiosità quest’ultima diavoleria, che già non è chiaro cosa e come sarà. Comunque già sapendo bene che potranno spiegarle all’infinito, anche per ore dopo il fischio finale della partita, ma continueremo comunque a non capire il perché di certe decisioni, dato che il regolamento quello è e quello resterà: un trattato filosofico a discrezione e interpretazione della scienza arbitrale e di quella varista. Che di scientifico ha solo la reiterata incapacità di migliorare il calcio.