NO AL CELLULARE IN CLASSE, SI’ SE SERVE: STA A VEDERE CHE C’E’ UN MINISTRO DECENTE

Vamonos, Valditara: bene così! Il nuovo Ministro della pubblica istruzione (e magari pure del merito) ha appena emanato un provvedimento che proibisce l’uso dei cellulari a scuola, fatte salve le necessità didattiche.

Onestamente, speravo di diventare io il Ministro e ci avevo fatto un pensierino; però, devo dire che mi accontento anche di un altro che faccia le cose che dico io: diciamo che il mio amor proprio arriva a sopportarlo. Abbandonando la mia naturale albagia, vi confesso che Valditara, almeno da come si muove a inizio mandato, mi pare che affronti i problemi pragmaticamente e con una discreta dose di buon senso: altro che le baggianate dei suoi predecessori. E, poi, ve l’ho detto: finchè fa quel che va bene a me, è perfetto nel ruolo.

Si diceva dei cellulari. Ne avevamo parlato su altroPensiero.net a proposito di un liceo bolognese in cui erano stati proibiti tout court: bene, il divieto ministeriale suona affatto diverso. Per cominciare, si rivolge a tutta l’Italia e non soltanto a un enclave privilegiato di una delle città-enclave privilegiate: è, per così dire, una legge, non un ghiribizzo chic. E, poi, apre all’utilizzo didattico degli smartphone: argomento da sempre a me caro e per cui ho lottato contro l’ostilità talebana degli insegnanti nei confronti di tutto ciò che sia più tecnologico di un aspirapolvere.

Lo smartphone, come tutti gli elettrodomestici, non è né buono né cattivo: può servire a rimbambire i teneri virgulti come a dar loro l’accesso alla biblioteca Laurenziano-Medicea. Sono, torno a ripeterlo, i docenti che possono essere buoni o cattivi. Quelli cattivi, lasciano che i loro studenti si ammazzino di videogiochi o copino a mani basse da internet, durante le verifiche. Oppure, odiano i telefonini di un odio feroce e li considerano sterco del demonio: salvo stare per ore al cellulare per spiegare a Vincenzina come si fa la pastiera napoletana. Quelli buoni, proibiscono l’uso dello smartphone quando va proibito, e lo fanno utilizzare a iosa quando, invece, si riveli strumento utilissimo.

Facciamo un esempio, per capire meglio. Molte scuole hanno adottato, comprandoli a prezzi altissimi, LIM e videoproiettori, oppure le nuove Digital Board, che i PON europei, degni eredi del famigerato Fondo Sociale, stanno distribuendo a piene mani. Tutti arnesi ingombranti, non sempre efficienti e, soprattutto, cari arrabbiati. Oppure, hanno introdotto i tablet in comodato, anche lì spendendo e spandendo mica male. Laddove uno studente, col suo smartphone (e quasi tutti ne hanno uno di ultimissima generazione) può trovare qualsiasi testo letterario, ogni teorema, qualsivoglia esperimento di laboratorio, il repertorio completo della lingua inglese e così via. Senza voler sempre fare i fenomeni, come accade nel mondo della scuola, dove si passa dalla lavagna sbreccata al 90 pollici smart, senza passare dal via.

Dunque, adelante Pedro, ma con juicio: un bravo a Valditara che, se non altro, ha capito che il nemico non è la tecnologia. ma l’uso stupido che se ne fa. E un bel “Su, sveglia!” agli insegnanti che, si spera, abbandoneranno le loro posizioni manichee nei confronti degli smartphone per assumerne di più sensate e moderne: adesso la regola c’è. Va bene che fatta la legge si trova l’inghippo, ma qui sarebbe come spararsi nei piedi per far dispetto al caporale istruttore.

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