NESSUNA ELEZIONE MANDA A CASA LA TV

Che poi uno si è appena liberato dal seggio e accende il televisore, così per vedere l’effetto che fa il dopo.

Mica è cambiato molto, anzi se devo dire, proprio nulla, se non in peggio. La schiuma di latte si affloscia nel caffè quando ti sparano l’indagine dei caramba sul luogo del delitto, trattasi di campagna padana non meglio identificata con ovvio casolare abbandonato. Viene giù che Dio la manda e quello, il giornalista, il cronista, l’inviato sta lì, riparandosi sotto l’ombrello dinanzi al luogo del delitto, quasi ti fa pena perché in studio stanno tutti belli truccati, illuminati come madonne e santi in processione, materiale vario e avariato, gente di spettacolo, direttori di giornali e affini, prelati, medici, psicologi, discutono di morte ammazzata come fosse il menù della mensa aziendale, direi schifo.

Mollo la presa, svuotata la tazza del caffè con latte schiumato barzotto, tento altri canali, lo studio è idem, però in prevalenza abitato da uomini maschi, belli vestiti, parole non meglio precisate, politica bassa, percentuali, ballottaggi, proiezioni, previsioni, balle colossali, pubblicità a strafottere.

Abbandono il digitale, trasloco sul satellite, offerte improbabili, scene di matrimonio, la qualunque di sport, come si cucina la cassoeula e sono le 9 del mattino, storia del Terzo Reich, viaggio sul Ruwenzori, rassegna di film che a Hollywood se la sognano, però eccheccacch…sono già tutti incominciati da mezz’ora, non si capisce una mazza, mi fa ancora più pena quello del casolare che sta ancora lì con l’ombrello sotto la pioggia.

Suona il citofono, non è Salvini. E’ soltanto l’inizio di una giornata senza fine (Paoli-Vanoni). A proposito, aveva ragione l’Enzo, il Jannacci.. La televisiun la g’ha na forsa de leun, la televisiun la g’ha paura de nisun, la televisiun la t’endormenta cume un cuiun.

A domani, si replica.

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