MUSK, ZUCKERBERG & C., PIU’ SPIETATI CHE GENIALI

Prima Musk e subito a seguire Zuckerberg licenziano via mail masse di dipendenti, rispettivamente 3.700 della neo-acquisita Twitter e 11.000 della declinante Meta, ex-Facebook. Schizofrenie del mondo digitale, che crea-gonfia-smantella aziende come fossero scatole di bricolage. Peccato che in mezzo ci siano intere comunità di gente che ne pagano le dirette conseguenze. Hai voglia di dichiarare “ho sbagliato e me ne assumo le responsabilità”, queste le parole di Mark, il ragazzo prodigio della Silicon Valley: vera acqua fresca di fronte a una tale macelleria organizzativa.

Non essendo nati ieri, diciamo subito che abbiamo già assistito a profonde ristrutturazioni, termine ufficiale utilizzato in queste occasioni, ma che non rende bene l’idea quanto l’espressione più popolare e vagamente in salsa vintage “licenziamenti in tronco”. Grandi gruppi industriali – leggi automotive e metalmeccanici in genere – ci sono andati giù pesanti anche loro. Ricordiamo i recenti maxi tagli della tedesca Volkswagen, in crisi di risultati per via della transizione verso l’elettrico: in quel settore, però, la gestione degli esuberi è condivisa con le potenti organizzazioni sindacali e con gruppi di interesse locale che riescono ad incidere sulle soluzioni finali. Un esempio? Il CEO della Volkswagen Herbert Diess è stato spinto alle dimissioni anche perché aveva dichiarato che 30mila dipendenti erano in eccesso. Quanto meno qualche top manager ci può rimettere il posto, c’è un sistema che regola in una certa misura le fughe sconquassanti in avanti.

Nel mondo virtuale del digitale e dei servizi, invece, sembra che sia concesso tutto. Il banco è completamente saltato. I cosiddetti imprenditori illuminati, noti al mondo come genialoidi, si prendono la scena quando ostentano successi miliardari in Borsa, inseguono crescite a colpi di acquisizioni che spesso si trasformano in operazioni fallimentari da mettere sotto il tappeto, cavalcano opportunità grazie alle loro intuizioni, fanno e disfano a piacimento. Sanno che la via d’uscita è lì a portata di mano, quando le cose vanno male: una mail di poche righe, eventuali comunicazioni stringate e formali, contabilità dei costi indispensabili previsti per lasciare a casa migliaia di persone. Operazioni facili e sanguinose che rischiano di passare come necessarie, perché manca completamente il contraddittorio e una verifica tra le parti, e perché, in modo estremamente cinico e bislacco, si crede che in questo nuovo mondo siano compresi nel modello di business anche questi scempi umani. E’ tutto nel pacco, prendere o lasciare.

Rimangono fuori dal coro i mezzi d’informazione e l’opinione pubblica, almeno in linea teorica. I primi però sono gli stessi che pompano le notizie sugli ineffabili visionari quando sono al top, dipingendoli più o meno come demiurghi infallibili, perciò sono scarsamente affidabili. Rimane forse l’opinione pubblica, cioè noi, che possiamo prendere le distanze e usare la nostra testa nel giudicare la coerenza, il percorso di questi personaggi e le loro spericolate peripezie. La consapevolezza è sempre il primo passo di qualunque riscossa.

Poca cosa? Non direi, non sottovalutiamo che i consumatori-utenti-popolo sovrano decidono il successo di mercato di qualsiasi prodotto o servizio: se comincia un ammutinamento silenzioso negli acquisti può diventare devastante per chiunque, anche per le star all’apparenza invincibili e onnipotenti.

Un pensiero su “MUSK, ZUCKERBERG & C., PIU’ SPIETATI CHE GENIALI

  1. Cancarlo dice:

    Ottimo spunto di riflessione, caro Gherardo…Come saprai, la situazione odierna era già stata preconizzata più di un secolo fa’ ad es. da Jeremy Rifkin nel suo libro ” La fine del lavoro “, in cui – a fianco della visione negativa (già di allora ) prospettava come possibilesoluzione macro-economica 1 serie di cose : riduzione degli orari di lavoro, riconsiderazione della globalizzazione economica, rivalutazione del terzo settore, ecc. che poi puntualmente non si sono purtroppo verificate…Anzi, oggi dobbiamo assistere a fenomeni tipo ” just eat “, che oltretutto sdoganati nell’immaginario collettivo come ” pseudo-modernità contemporanea “… Viviamo tempi veramente difficili, un abbraccio… CC

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