Magari, ecco, un po’ maldestro, passionale, naif, decisamente umorale quando era proprietario dell’Inter…
Però infierire e sottoporlo al pubblico ludibrio per un inciampo di cui è costellata la quotidianità, nonostante le cautele, le avvertenze, le denunce e tutto il resto, mi sembra davvero eccessivo. Certo, Massimo Moratti era solo una specie di aiutante in campo del fratello Gianmarco, avendo nomine più o meno onorarie e la presidenza della Federnautica, un tempo. La cognata Letizia è stata sindaca di Milano. Ma insomma qualcosa vinse pure lui, il buon Massimo, tra una prescrizione e l’altra, un gesto dell’ombrello a Ronaldo e uno smoking bianco, passaporti di minori ritoccati e qualche spuntino con i designatori arbitrali.
Ci pensò l’interista Guido Rossi a fare piazza pulita dei veri malandrini (mezza serie A) senza che Massimo e il club nerazzurro fossero nemmeno sfiorati, anzi potendo poi banchettare con scudetti veri e/o virtuali. Massimo Moratti è quello che ancora oggi si indigna perché Recoba non ha vinto il Pallone d’oro. Cacciò via Gigi Simoni il giorno dopo che aveva battuto il Real Madrid e Benitez la notte in cui aveva vinto il Mondiale per club. Tenne qualche tempo a stipendio contemporaneamente 3 allenatori (Cuper, Zaccheroni e Mancini) per una settantina di miliardi di lire… Spese quasi un miliardo e mezzo in cartellini, nei primi anni di presidenza, vincendo una Coppa Uefa. Adesso è cascato nella rete di altri truffaldini senza nessun Guido Rossi a difenderlo.
Sapete com’è andata: il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha denunciato una truffa che avrebbe coinvolto persone illustrissime del nostro Paese, gente come Francesco Caltagirone, Marco Tronchetti Provera, Diego Della Valle, Pietro Gussalli Beretta, Giorgio Armani, Patrizio Bertelli (gruppo Prada), i vertici di Luxottica e Esselunga, gli Aleotti della Farmaceutica Menarini. L’elenco in queste ore si starebbe allungando. Ricreata alla perfezione la voce del ministro, i truffatori – al telefono – chiedevano urgentemente soldi, molti soldi, per liberare alcuni giornalisti italiani arrestati in Medio Oriente. L’unico ad aver prontamente sganciato un milione di euro con due distinti bonifici (su un conto di Hong Kong) è stato Massimo Moratti, tutti gli altri nisba.
Salta fuori però che – con lo stesso identiche metodo – sei anni fa una banda italo-israeliana riuscì ad accaparrarsi 25 milioni di euro spillati a tre grosse aziende. Magra consolazione, comunque Moratti è in buona compagnia.
Per molte cose si può sfottere Massimo Moratti relativamente al calcio, o relativamente al suo secondo ufficio che era sotto casa e dove trascorreva molte ore la settimana conversando di calcio con giornalisti, emittenti tv, nazionali, locali, pubbliche, private. Non però sulla natura caritatevole, essendo la sua una famiglia di filantropi che – per esempio – sostiene San Patrignano con donazioni ingenti, da anni.
Con gli allenatori Massimo non è mai stato tenero, con i bisognosi sì, e anche questa volta è partito di slancio, comunque a fin di bene. Non mi sembra questo il caso per sbeffeggiarlo.
Mi inchino davanti a questo articolo che riesce benissimo a riassumere l’avventura calcistica di Moratti. Dallo scudetto di cartone al Ministro di cartone