Brignone Federica, valdostana per scelta, milanese di culla, figlia di mamma, nel senso buono, scrivendo e parlando di Ninna Quario, madre sua e sciatrice di rango, infine campionessa totale, vittorie trentuno, ultimo il SuperG di Cortina, di carattere forte come di certa gente di quelle valli così vicine a Milano e a Torino, ma così effettivamente diverse e dunque lontane dalle abitudini cittadine.
La Salle, in questo, è il presepe di Federica Brignone, sta vicina a Courma, sarebbe Courmayeur, sito parallelo a Cortina per quelli che se la tirano, Torino-Courma un’ora e cinque minuti, Hamilton is nothing.
Brignone vince, come Goggia, uguali e distanti, di pelle, di carattere non di censo tecnico, racconta la Ninna che già a un anno e mezzo la Federica si fosse messa sci di plastica ai piedi, muovendosi come un pupazzo in un negozio di sport a Tignes, Savoia francese, piste grandiose, terra di Jean-Claude Killy, insomma c’erano i segnali di fumo bianco e rosa, Federica si era già portata avanti con i suoi veri balocchi, un paio di sci l’avrebbero accompagnata e guidata.
Dicono che non ami i giornalisti, potrebbe essere una virtà, ma non è dato sapere che tipo di ciurma abbia frequentato, dicono che a differenza della Ninna le garbi fare baracca, dunque la compagnia, mentre la mamma, giornalista guarda un po’ il destino, è un’anima bella e solitaria. Senza fare la Gretina, è impegnata nella battaglia contro l’inquinamento. “Traiettorie liquide” è il nome improbabile del suo progetto in questione, del resto montagna, neve, sci, significano aria purissima, altissima, primissima, in breve: Brignone Federica.
Vorrei che Damascelli mi spiegasse cosa intende per “goggismo” visto che si limita a dire che Brignone rappresenta il suo “anti”,facendo intendere una negatività di Sofia,non spiegata in alcun modo nell’articolo.grazie