Nella serata irreale di Valencia, dove non ha giocato uno dei suoi partitoni eppure ha vinto di nuovo (4-3), l’Atalanta non ha esibito quarti di nobiltà e quotazioni di Borsa, l’armamentario che piace all’Agnellino ruggente, ma ha definitivamente piazzato sul tavolo un talento di valore assoluto e indiscutibile: Josip Ilicic, il Ronaldo dei poveri.
Con il poker di gol, dopo triplette e doppiette segnate a mezzo mondo, ma soprattutto con i colpi da foca e l’eleganza del suo dribblare, lo sloveno manda a dire senza giri di parole che ormai la consacrazione è cosa fatta, che tra gli issimi del mondo ci sta da pari grado, senza complessi d’inferiorità, a pieno titolo, con tutti gli esami superati e pure con l’esame di Stato per esercitare la professione.
Quantificando il tutto, il cocco di Bergamo ormai fa tranquillamente 100 milioni. La cifra è spaventosa in termini assoluti, ma è a dir poco equa nei termini relativi di questa svitata piazza affari che è il calcio. Ok, il prezzo è giusto: sugli scaffali del grande supermercato, nell’angolo altissima gamma, ormai non è rimasto molto. Ronaldo non è eterno, Messi neppure, Neymar ha le sue turbe, Mbappé sta crescendo: Ilicic ci sta, ci sta.