MISS FRANCE, NUDI D’ARTE : L’IDIOZIA DEI TALEBANI NOSTRI

Innanzitutto Miss France, più o meno il corrispettivo francese di Miss Italia, una vergogna “sessista e discriminatoria”, così viene ora definito oltralpe dal solito manipolo di guastafeste. Non che sia un appassionato, magari butto l’occhio, questo sì, ma francamente nemmeno mi va di argomentare troppo. Avvenenti ragazze maggiorenni che decidono di mettersi in mostra, di essere valutate per le proprie scultoree virtù, per lo più con la speranza di dare il via a una carriera che possa dar risalto a qualche talento che nemmeno sanno di avere, laddove c’è.

Giovani donne che scelgono in tutta libertà, consapevolezza e vanità di mostrarsi e poi chissà. Non il più edificante, educativo spettacolo possibile, non il peggiore francamente. Programmi in prima serata fatti per lo più di parole, opinionisti e politici risultano ben più osceni. Non fosse altro che la lingua italiana risulta spesso maltrattata, se non violentata. Questo sì è uno spettacolo indecente.

La questione sta diventando sempre più noiosa. Stiamo diventando così puritani, così scioccamente e presuntuosamente corretti, che ormai prevedere dove colpirà la prossima crociata moralizzatrice è un gioco da ragazzi. E da ragazze, mi scuso.

Arrivano gli aggiornamenti comunque, gli upgrade si dovrebbe dire, che via via danno a intendere non vi sia un vero approdo, una condotta irreprensibile alla quale ambire. Niente affatto, scalfito un comportamento, un evento, un personaggio, un settore, un dominio, si va dritti sparati verso altri lidi.

Se il motivo non appare evidente, il gioco è fingere che lo sia, svelando ciò che ai moralizzatori appare innegabile, solo nascosto da secoli di barbara civiltà.

E infatti il passo successivo è da imprecazione scurrile, da gestaccio, da rivolta armata d’intelligenza, almeno dove ne è rimasta un barlume. Qui non si tratta di metoo, discriminazione, sopraffazione, cancel culture, si tratta di ignoranza e a capo. Se, come pare, a guidare il plotone d’esecuzione ci sta un algoritmo, peggio ancora, sia chiaro. Se un algoritmo decide le sorti morali di una civiltà, questo accade perché qualcuno quell’algoritmo l’ha creato e l’ha messo comodo in poltrona a decidere chi far entrare e chi no.

Eccolo, il capolavoro assoluto: molte opere di nudo presenti nei musei viennesi – parlo di opere di Modigliani e di Schiele ad esempio, ma anche un’infinità di altre – vengono messe al bando e censurate su alcuni dei social più popolari, per il semplice fatto di essere quel che sono, dei nudi. L’ha deciso l’algoritmo, lo stesso che ammette i più turpi e osceni strafalcioni ai danni della lingua italiana per intenderci, ma un seno e una vagina di Egon Schiele pare siano più scabrosi di latitanti congiuntivi, anarchici apostrofi e virgole in estinzione.

I musei viennesi se ne fanno una ragione, a malincuore, finiscono per pubblicizzare le proprie opere di nudo su siti al limite del porno, là dove, ho il sospetto, devono aver trovato ricovero anche l’ortografia e la sintassi.

Ormai anch’esse opere scandalose, opere da voyeur.

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