MILANO IN GUERRA PER LE PISTE CICLABILI

di PIER AUGUSTO STAGI – Ci vorrebbe un po’ di equilibrio visto che si parla di biciclette, piste ciclabili e mobilità alternativa o leggera. Invece, via con i proclami totali e assoluti, che piacciono tanto alla ggente: spazio alle biciclette! E di contro: ridaremo spazio alle macchine!

Niente, non si riesce proprio a ragionare, a provare almeno a programmare qualcosa di intelligente, che possa essere utile e razionale alla comunità, lasciando da parte almeno in questo caso la politica, che si fa pregiudizio e ideologia. Se vai in bicicletta sei di sinistra, progressista, ed ecologista. Se vai in macchina sei automaticamente di destra, conservatore e ottuso. Non se ne esce.

Beppe Sala sindaco di Milano ha nell’ultimo anno dato una brusca accelerata alla mobilità sostenibile con l’ampliamento spropositato e per certi versi scriteriato delle piste ciclabili, che piste non sono, ma tuttalpiù sono strade non protette, quindi pericolosissime. Per non parlare della giungla creata dai monopattini elettrici e il folle atteggiamento di chi sarebbe chiamato a far rispettare le leggi, che invece non proferisce verbo, non guarda e annota, ma di contro lascia fare quel che si vuole, nel nome di un concetto ormai consolidato e passato in giudicato: se usi un mezzo alternativo hai automaticamente ragione, qualunque cosa tu faccia, in barba al codice della strada.

Che con le biciclette o i monopattini si vada sui marciapiedi, poco importa. Al nostro sindaco interessa promuovere la mobilità leggera, costi quel che costi. A tutti i costi. Non siamo più nella fase della promozione, ma in quella ad eliminazione diretta, con tanto di ciclisti che procedono anche contromano: a loro è tutto consentito.

Di contro, ecco i nuovi candidati del centrodestra che promettono la fine di questo scempio. E francamente di scempio si tratta. “Io avrei soltanto un paio di obiettivi molto forti: quello di eliminare le piste ciclabili che hanno paralizzato la città, di combattere i monopattini”, assicura Vittorio Feltri. Al quale fa eco il candidato sindaco, il pediatra Luca Bernardo.

Anche se non a tutti sembra che il primo dei problemi di Milano sia proprio questo, il tema delle ciclabili è molto divisivo. In un sondaggio promosso recentemente da Confcommercio l’81 per cento dei negozianti chiede di spostare la ciclabile di corso Buenos Aires: la più criticata.

Eppure la mobilità alternativa non è solo una trovata ideologica, sarebbe una necessità se fatta “cum grano salis”. Ce lo chiede anche l’Europa del “Recovery Plan”. Le piste ciclabili sono una realtà in tutte le più moderne città europee e Milano non può essere da meno. Il problema è che le tante “strade ciclabili”, quelle strisce d’asfalto dipinte e tolte alle quattro ruote per concederle alle due, sono pericolose. Lo sostengono anche esperti di viabilità. Pericolose in primis per i ciclisti, costretti a pedalare su lembi di strada troppo stretti e sacrificati, a filo con le auto parcheggiate.

Insomma, un problema per gli uni e per gli altri. Questo però non vuol dire che tutto debba essere gettato nel cassonetto. Che quello che è stato fatto finora con un semplice pennello debba essere cancellato con un colpo di spugna.

Il sindaco Sala fa propaganda, e spara numeri a raffica. Percorsi ciclabili aumentati del 30 per cento, per un totale di 300 chilometri. Boom! Cifre che vanno però lette, valutate e pesate. Che passano dal paradiso di piste ben ideate e delimitate in zona Castello e Sempione o lungo la Martesana, alle criticità da purgatorio di viale Legioni Romane e via Sardegna, fino all’inferno di via Melchiorre Gioia o via XX Settembre.

Milano è una città in gabbia, finita in un labirinto viario di immane complessità. Strade trappola per bici e monopattini, che percorrono strisce di asfalto che vanno a singhiozzo o si interrompono sul più bello. Ma il disagio è soprattutto per i pedoni, che rischiano quotidianamente di essere falciati e travolti dai sempre più crescenti “rider” che si sbizzarriscono tra gimkane e salti di corsia.

Gli ottomila rider che sfrecciano di giorno e di notte per le consegne non si pongono limiti: fanno di tutto e di più, senza nessun rispetto per le regole. C’è da consegnare, c’è da fare in fretta: non si può andare troppo per il sottile, ma almeno che andassero per il giusto verso di marcia sì, in fondo non si chiede poi molto…

«Serve cultura», ha più volte gridato l’assessore alla Mobilità Marco Granelli. E come dargli torto? Servono cultura e regole, e già che ci siamo anche chi le fa rispettare. Ma ancor più sono necessarie piste ciclabili ben pensate e realizzate, pratiche e sicure.

Vittorio Feltri e Luca Bernardo farebbero bene a pensare come ripensarle. La mobilità leggera è un’opportunità oltre che una possibilità: il problema esiste, ma la soluzione del problema non è cancellare tutto dalla sera alla mattina.

 

Un pensiero su “MILANO IN GUERRA PER LE PISTE CICLABILI

  1. Fiorenzo Alessi dice:

    Egr.Dott. Pier Augusto STAGI,
    Ho letto , e poi riletto, le sue parole sulla cosiddetta mobilità sostenibile nella città metropolitana per eccellenza .
    Al suo “cum grano salis” , visto che di Milano si tratta, assocerei anche un bel “adelante Pedro, sed cum iudicio “.
    Quanto al candidato sindaco pediatra , francamente non ne ero a conoscenza: probabilmente, una specializzazione anche in psichiatria non guasterebbe.
    Resta il fatto che, a mio sommesso ma convinto avviso, l’utilizzo della bicicletta nelle città del Bel Paese (e non certo in Nazioni d’Europa in cui esiste una vera “cultura ciclistica” ed insieme “ambientale “) rimane una sorta di esercizio circense altamente impegnativo.
    E, soprattutto, senza rete.
    Ricordo si dicesse che un po’ di movimento non può che fare bene : la bicicletta va benissimo !
    Eccome no, se vuoi avere elevate probabilità di farti una giratina oltre che per i bei viali cittadini anche al pronto soccorso (quando va bene bene) .
    Di quella genialata dei monopattini non credo offensiva una lapidaria frase che fa bella mostra di se’ nella cineteca d’Italia, e che – almeno per il sottoscritto – dice tutto : sono “una cagata pazzesca”.
    In generale , tornando alla pur amata bicicletta, non esistono vere e “serie” piste ciclabili . Se il paragone non è troppo ardito , sul “fronte” della viabilità cittadina abbiamo dei lasciapassare di carta velina laddove si utilizzano prevalentemente armi di distruzione di massa.
    Con quello che passa il convento, non sarebbe male un salutino ai propri cari quando si parte , in città come in campagna, per una giratina in bici. Poi, è un’ovvietà, chi vivrà vedrà.
    Sconsolatamente, ma sempre Cordialmente.
    Fiorenzo Alessi

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