MILAN, 125 ANNI PORTATI MALISSIMO

Si diceva una volta che finiva a uova marce, quando la gente le lanciava sul palcoscenico alla fine di una modesta rappresentazione teatrale. Così è stato anche per le celebrazioni del 125° compleanno del Milan, uno dei club italiani più antichi, il secondo più titolato d’Europa e sul podio del mondo.

I cartelloni di richiamo alla storia non sono serviti: come accadeva a teatro, anche qui le uova marce per lanciarle bisogna portarsele da casa, il che significa aver previsto il flop. I tifosi della Curva gli striscioni li avevano preparati prima di Milan-Genoa e li hanno srotolati dopo. I cori sono rimasti in gola fino al fischio finale dell’ennesima delusione, uno 0-0 che ha schiacciato i rossoneri all’8° posto in serie A, con 14 punti in meno dell’Atalanta capolista, tenuti a galla da una Champions a singhiozzo anche contro avversari modesti (con la qualificazione comunque alla portata) e da un roboante 6-1 al Sassuolo in Coppa Italia. I sogni di gloria sono evaporati sin dalle prime settimane del campionato, accavallando prestazioni buie a malumori crescenti.

La protesta verbalmente cruenta è proseguita il giorno dopo, in occasione del gala per il 125°, costringendo la dirigenza a entrare dal retro del locale dove erano convenute le molte star del passato e i figuranti di questo presente depresso. San Siro non fa mai mancare il suo calore, la sua partecipazione: sugli spalti sono sempre più di 70.000 a prescindere dal clima, dall’avversario, dal momento. La picconata però è arrivata anche lassù, al secondo e al terzo anello, con prezzi salati per i biglietti di alcune partite o addirittura (per certe altre) più economici rispetto agli abbonati, scatenando l’insurrezione di entrambe le frange, quelle occasionali e quelle tesserate. La pazienza è finita.

Dal mirino si sfilano in pochi, qualche giocatore di rendimento, per il resto i cori e gli slogan hanno colpito duro la società e la squadra, lasciando per ora l’allenatore Paulo Fonseca nella muta indifferenza tra color che son sospesi. Ai dirigenti vengono mossi rilievi di varia natura: non ha mai smesso di sanguinare la ferita per la cacciata di Paolo Maldini, simbolo assoluto del milanismo (grazie alle sue vittorie, ma anche alla dinastia dal padre Cesare al figlio Daniel che hanno firmato 70 di questi 125 anni) e conquistatore nel 2022 di uno scudetto inatteso e insperato. E questa è la genesi. Il secondo posto dell’ultimo campionato aveva lenito la vedovanza, costando però il posto al tecnico Stefano Pioli dopo un finale trascinato, sdraiato, al traguardo: da aprile in poi, in Italia e in Europa League dove erano riposte non poche speranze, la balbuzie è diventato mutismo.

Le discusse scelte del suo successore sono state altre tappe significative: prima Julien Lopetegui respinto con perdite dall’insurrezione popolare e mediatica, poi appunto Fonseca con un palmares di retroguardia, accolto con scetticismo e freddezza, ma con la disponibilità ad aspettare e osservare. I risultati sono lì da vedere in campionato, le prestazioni sono lì da digerire in Champions: 4 vittorie consecutive, 12 punti, è vero, ma fatiche e singhiozzi a San Siro con il Bruges in 10, a Bratislava contro uno Slovan di basso livello, di nuovo a Milano con la scadente Stella Rossa. Poche, pochissime perle qua e là: la vittoria nel derby dopo 6 batoste consecutive, la notte trionfale di Madrid, qualche vittoria in campionato contro avversari di seconda fascia.

La società ha scelto la strada del silenzio, salvo qualche slogan sparso di Ibrahimovic, lasciando Fonseca e la squadra a sbrigarsela da soli. Del patron Gerry Cardinale nei giorni della celebrazione del compleanno non vi è stata traccia nemmeno con un videomessaggio, in compenso c’erano i rappresentanti della famiglia Singer, proprietaria di Elliott che attende la restituzione di un prestito da oltre 600 milioni per la cessione della maggioranza delle quote, restando quindi tecnicamente in sella. Del resto i Fondi sono così, british o americans è lo stesso. Non sono abituati ad annunciare acquisizioni e partecipazioni, strategie e operazioni varie: nella finanza la riservatezza non è un dogma, è una regola sacra. Il calcio è una conseguenza di una linea editoriale, così è se vi pare. A lasciare perplessi opinionisti e (ancora) soprattutto i tifosi, è anche l’area tecnica dopo lo smantellamento che coinvolse pure il direttore sportivo Massara, dimissionario dopo l’addio forzato di Maldini. Manca un direttore sportivo di ruolo, la triade Ibrahimovic- Furlani-Moncada si divide gli oneri delle scelte, dall’allenatore agli acquisti, fino alle cessioni. Di quel Milan dello scudetto è rimasto poco o nulla.

Fonseca ha preso di petto le stelle, Leao prima e Theo Hernandez dopo. Il loro rendimento non era e (nel caso del francese) non è all’altezza, quindi panchina prima uno e poi l’altro. Che la squadra fosse ondivaga, poco affidabile e non esprimesse le sue potenzialità, dall’inizio del 2023 è stata una costante certezza: tra infortuni, condizione fisica e mentale, qualche spolverata di gossip, lo zoccolo duro è ridotto al lumicino. Comprende Maignan, Gabbia, Fofana, Reijnders, Pulisic, per l’impegno Morata, che però col Genoa si è mangiato 2 gol apparecchiati, e Abraham che lotta, ma la prende poco. Persino capitan Calabria è finito – da tempo – nel girone del limbo, primo cerchio infernale del girone dantesco.

Rialzarsi è complicato, ritrovare serenità sembra utopistico. Bisognerebbe attendersi un mercato di gennaio di spessore, ma in giro c’è poco. Ricompattare ambiente e spogliatoio è ancora più arduo. L’unica entità che potrebbe riuscire nell’impresa è il campo, ma visto l’andazzo parrebbe più un miracolo. Qualche volta nello sport accadono, sebbene al momento tra i milanisti non ci creda nessuno.Pubblicità

4 pensieri su “MILAN, 125 ANNI PORTATI MALISSIMO

  1. Giancarlo Marino dice:

    Sfortunatamente realista e preciso come sempre caro Luca.
    Questa purtroppo è la dura realtà!
    Una cosa mi consola: come tifoso da 61 anni ho visto situazioni molto peggiori dalle quali comunque siamo usciti. Perché non dovremmo uscire da questa? Forza Milan SEMPRE!

  2. g dice:

    Caro luca il problema è alla fonte,non bisognava prendere Fonseca,ma un buon allenatore italiano.il Milan con gli allenamenti.stranieri ha sempre fallito unica eccezione il grande Liddas.

  3. Silvana Bressani dice:

    Cari amici milanisti, fratelli di maglia, state qui ancora a discutere di Maldini, Pioli, Elliott senza porvi le domande che fanno male davvero. Ma vi par possibile che a consegnare il ricordo celebrativo del 125 anni di MILAN ci fossero tre hostess della Emirates ? A Baresi ? A Van Basten ? Che abbiano fatto entrare i tre olandesi con in mano a Van Basten come fosse un deambulatore la Coppa dalle Grandi Orecchie per cui siamo andati fuori di testa dalla gioia così tante volte. Campioni che abbiamo amato e per i quali abbiamo pianto all’addio sparsi sul prato alla spicciolata senza un presentazione ? E’ toccato a padri e nonni indicarli con l’indice allungato a figli e nipoti per cui il milanismo andrà scemando, i ragazzini non vivono più l’onda dei ricordi, e che ricordi !!! Milan dove sei ? Quanto mi manchi ! E non mi frega niente di Theo, di Leao e soci : oggi ci sono , domani chissà….ma il Milan resta , dovrebbe restare se non lo stessero pian piano sfigurando. Rivoglio il Milan, anche se non vince, ma quel Milan che riempiva lo stadio con Milan Cavese, che mandava al diavolo l’Egidio Calloni che non faceva gol nemmeno a sparargli, quel Milan dove ti sedevi scomodo sui gradoni in pietra dei popolari. Cari fratelli di maglia, ma vi ricordate cose sono state le strade di Milano in un caldo pomeriggio di inizio estate di due anni fa ? Non era per lo scudetto, era per il MILAN. MILAN DOVE SEI ? MI MANCHI E TI FESTEGGERO’ CON UN CHINOTTO PIU’ SONTUOSO DI QUELLA MALINCONICA SERATA SENZA SENSO E SENZA CUORE.

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