MI COMPRO IL CALCIO, PER FAR FELICE MAMMA’

di LUCA SERAFINI – La mamma. La famiglia. La passione. L’etica e la “mission”. Il miraggio di un nuovo stadio di proprietà. E il turismo, persino. Sono alcune tra le forti motivazioni che inducono gli americani, soprattutto, e altri stranieri a investire – sarebbe più giusto dire spendere – nel calcio italiano. Avendo in cambio chimere o profitti lontani.

Con l’acquisizione dello Spezia da parte di Robert Platek giovedì 11 febbraio 2021, sono diventate 6 le società di serie A in mano a businessmen (uomini d’affari) americani: già lo erano Milan, Roma, Parma, Fiorentina e Bologna, più il Venezia in serie B e il Pisa con un sodalizio russoamericano alla guida. In generale, i club italiani in mani straniere sono 11: ci sono anche Como (Indonesia), Padova (Francia) e l’Inter del gruppo cinese Suning. Di recente l’americano Joe Tacopina, avvocato che nella vita fa tutto tranne che l’avvocato, dopo Venezia e Bologna ha messo le mani anche sul Catania, sempre conto terzi. In totale, i club professionistici con proprietà diverse rispetto ai campionati di appartenenza, sono 36 in tutta Europa.

Chi non si intende di economia e finanza ha il diritto di essere sorpreso: in assenza di stadi di proprietà (in Italia sono soltanto 5, a Torino, Reggio Emilia, Udine, Bergamo, Frosinone dove la reggenza societaria è italianissina), di fatto quando si acquisisce un club si mettono in pancia – oltre ai debiti – il valore del brend, cioè il marchio (il fatturato in buona sostanza) che oltre ai biglietti stadio, alle sponsorizzazioni e ai diritti tv, comprende marketing, merchandising, sviluppo dei media (canali tematici, social) che al momento rappresentano soprattutto dei costi. Dunque?

Concretamente, di solito sbarcare nel calcio sottintende mettere piede in Italia per altri interessi accessori, spostando capitali attraverso una via – quella del pallone nostrano – dove si fanno poche domande e si danno ancor meno risposte. Il Milan pre-Elliott grazie a tale Yonghong Li muoveva denaro (montagne di denaro) da Pechino, Hong Kong, Bruxelles, le isole Kaiman e le Vergini per stessa pubblica ammissione dell’allora ad Marco Fassone: il portaborse che si spacciava per presidente faceva transitare questi soldi sui conti correnti rossoneri, con i dirigenti poi liberi di sperperarli in un paio di campagne acquisti che hanno prodotto assai poco dal punto di vista sportivo.

La facciata di queste storie è tinteggiata in modi svariati. Il proprietario del Parma, l’americano Kyle Krause, presidente e Ceo del gruppo che porta il suo nome, disse: «Il mio interesse per il calcio italiano deriva dal fatto che mia madre è italiana. Sono italoamericano e ho una grande passione per il soccer. Ho visto l’opportunità di entrare nel calcio, speravo e sognavo un giorno di essere proprietario di una squadra in Italia». La mamma.

Dopo 9 anni a inseguire il sogno dello stadio nuovo a Roma, Joe Pallotta si è stufato e ha passato la staffetta al connazionale Friedkin. Anche l’obiettivo di Suning e di Elliott era quello dello stadio nuovo a Milano, naturalmente ognuno il suo, ma Palazzo Marino ha risposto: «No, uno per tutti e due», Nonostante la disponibilità dell’Inter cinese e del Milan americano, nonostante progetti spellati vivi dalla stampa di una certo colore, ebbene i rendering, le carte bollate, permessi e volumetrie giacciono nei cassetti del sindaco senza che si veda una data ragionevole per la posa del primo mattone. Nel frattempo il gruppo a capo dell’Inter, adeguandosi al diktat di Pechino di non investire più in occidente, si defila (al momento senza nemmeno pagare stipendi e fornitori) essendo Suning attivo sostenitore del governo medesimo. La politica.

Rocco Commisso, patrimonio che oscilla tra i 6 e i 9 miliardi di dollari a seconda che la stima sia di Forbes o di Bloomberg Index, tra uno “you know” e l’altro ci ha provato prima con il Milan poi si è preso la Fiorentina, per una cifra intorno ai 160 milioni. Dopo di che ha acquistato un’area a Bagno a Ripoli per costruire il nuovo centro sportivo, il “Viola Park” con 10 campi di allenamento, uno stadio da 3.000 posti dove giocheranno le squadre primavera e femminile, uno da 1.500 posti per le giovanili, nonché un padiglione eventi da 400 posti, per un investimento totale tra 80 e 85 milioni di euro. La partenza dei lavori avviene il 5 febbraio 2021 e il termine previsto per la fine dei lavori è la metà del 2022. La passione.

«Siamo felici per l’acquisizione dello Spezia Calcio», ha detto Robert Platek alla firma, spiegando che «la serie A è l’elite ed è da tempo che cercavamo un’opportunità di partnership con un club italiano di cui apprezzassimo mission ed etica. Così è stato con lo Spezia Calcio, perché il club ha gli stessi valori in cui crede la nostra famiglia: il lavoro e l’umiltà». La famiglia. E l’etica. E il turismo, perché tutta la famiglia (piazzata random nel nuovo organigramma) è innamorata delle Cinque Terre.

SkySport scrive che «quella con lo Spezia non è la prima esperienza dei Platek nel mondo del calcio. Sono parte delle proprietà di famiglia il Sonderjyske Foodbold, club danese acquistato nello scorso settembre e oggi sesto nel massimo campionato nazionale a 7 punti dalla capolista Brondby dopo 14 giornate di campionato, e il Casa Pia Ac, formazione settima in classifica nella Segunda Liga, la serie B del Portogallo, a -13 dalla capolista Academica. Ma non finisce qui: a New York è invece proprietario di una squadra all-star di basket di hedge fund, che è protagonista di gare di beneficenza, ha finanziato l’acquisto del Burnley in Premier League e 2 anni fa è stato accostato a trattative per l’ingresso in società come Sunderland, Derby County e Southampton in Inghilterra». La passione sfrenata per lo sport, anche minore.

Un mese fa Walter Sabatini, coordinatore dell’area tecnica del Bologna e del Montreal Impact, altro club dei suoi proprietari (la famiglia Saputo) ha dovuto intervenire in loro difesa per contestare uno striscione esposto dai tifosi rossoblù su cui era scritto (per esteso): «Saputo hai rotto il c…, facciamo solo figure di m…». In effetti la squadra continua a galleggiare tra la parte mediobassa della classifica con rari momenti di gloria. «Un’infamia offendere Saputo che ogni anno dichiara un disavanzo consistente, salvo ripianare e mai impedendoci di fare mercato».

Mancava, la filantropia. Ora il vuoto è colmato. Mancano solo il tifo, il cuore e il business, poi il quadro sarà finalmente completo.

 

 

Un pensiero su “MI COMPRO IL CALCIO, PER FAR FELICE MAMMA’

  1. Pietro dice:

    L’Alta finanza è una questione che a me personalmente non interessa anche se lo stadio di proprietà è primario . Guardando l’aspetto sportivo di casa Milan che con Elliot di fatto è una MULTINAZIONALE per la questione rinnovi ed in assenza di una normativa da parte della federazione internazionale che affronti il problema della pandemia e costringe le società ad essere sempre più ostaggio di Procuratori senza scrupoli e senza dignità, fa bene il Milan a mettere dei Tetti Salariali. A mio parere andrei in caso di non accordo, in scadenza a 0 soprattutto con i contratti di Raiola per limitarne i poteri, piuttosto bisognerà rafforzare il settore giovanile con l’iscrizione al campionato pro under 23 per far sì che i nostri giovani calciatori non vadano dispersi in altre squadre satelliti e per la salvaguardia del proprio patrimonio.

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