MESSI, IL CAMPIONE CHE SA PIANGERE

di TONY DAMASCELLI – Lacrime di un milionario. Facile riassumere così le ultime parole di Leo Messi a Barcellona. Ha pianto di emozione, commozione e malinconia, roba vera di un calciatore pure uomo, che in Spagna era arrivato all’età scolare di anni tredici per firmare su un menù di carta unta il primo contrattino con il club che è mas che un club.

Storia lunghissima e di trionfi mille e di denari e di una sfida continua con quell’argentino che prima di lui aveva indossato la stessa camiseta, Diego Armando Maradona, il dio unico e vero per il popolo di Baires, dunque un’ombra pesante per Leo alla ricerca del sole pieno.

La storia è conclusa improvvisamente, anche se l’aria era cambiata da mesi nel Barcellona di Laporta, un presidente che si è tolto un peso, nel bilancio, e passerà agli almanacchi come il primo e unico ad avere liquidato il più grande calciatore dell’epoca nuova blaugrana.

Messi va a Parigi dove i ricchi del Qatar gli hanno offerto un contratto ugualmente ultramilionario e in una città abituata alle folies. Ma non sarà più lo stesso racconto, Leo entra a far parte di una compagnia circense, una furbata dei qatarioti come promo al Mondiale del prossimo anno, un gruppo di globe trotters che di più non si potrebbe sognare e immaginare, per censo tecnico e valore di mercato.

Ma questa è cronaca, mentre le lacrime di Messi sono sincere e non parti di una recita teatrale. Del resto il campione è fragile, mai ha esibito la sua forza ma sempre la sua classe e, insieme, quella debolezza psicologica e caratteriale che lo ha portato a crisi impreviste e improvvise, il vomito, la nausea, una tristezza solitaria.

Fosse stato per lui sarebbe rimasto a Barcellona per il resto della carriera, ma ha capito che il datore di lavoro, si fa per dire, non vedeva l’ora di alleggerire il bilancio e di togliersi di dosso quei duecento milioni annui che l’argentino costava al club.

Dopo Cristiano Ronaldo, la Liga spagnola perde l’altro fuoriclasse e diventa un torneo come un altro. Messi non è ripetibile, non ha eredi, come non li hanno avuti Maradona e Pelé e Di Stefano e Cruyff e Platini e Zidane, sono campioni in senso etimologico.

La carriera di Leo prosegue in un football diverso, alla ricerca di trofei che il Paris St. Germain pensa di conquistare con i milioni e non il sudore e le lacrime. Se Madrid è un uomo che ti incanta con le parole, Barcellona è una donna che ti ruba l’anima. Le lacrime di Leo sono il suo ultimo gol alla città e al popolo che continuerà ad amarlo.

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