MEGLIO UN ALTRO NATALE DI BRINDISI DENTRO AL MONITOR

Sognavo la mia convention di fine anno in presenza con tutta l’organizzazione, dopo un sostanziale stop di quasi due anni ai meeting dal vivo. Per la verità era già tutto organizzato: una location inedita e particolare, un programma pensato a valorizzare quanto fatto in questo periodo così difficile, le giuste celebrazioni ai risultati molto positivi e ai comportamenti virtuosi di tanti colleghi, con un grande accento sugli atteggiamenti di solidarietà. Avevamo preparato una riflessione da fare in plenaria su come il virus ha modificato il nostro modo di stare insieme e, soprattutto, cosa portarci di buono da tutto questo in futuro.

Troppo presto, ci siamo dentro ancora.

La decisione di annullare l’evento è stata presa non appena i contagi stavano risalendo, ben prima che la situazione peggiorasse visibilmente. Torneremo a fare una diretta streaming come al solito, chiusi dentro nel piccolo schermo di un monitor. Non sarà lo stessa cosa. Un programma di quattro ore ridotto a un’ora e mezzo, perché di più non si può umanamente stare incollati al pc, ne abbiamo gli occhi pieni e non solo. Non ci saranno le emozioni della diretta, non ci saranno gli applausi, non ci saranno i contatti sia pur a debita distanza. Sarà come stiamo facendo ormai da marzo 2020. L’illusione di poter esserci liberati dalla bestia è stata forte. I dati sulle vaccinazioni erano promettenti, ci volevamo convincere di poterne venire fuori in pochi mesi, pensando a un Natale finalmente libero e liberatorio.

Un secondo dopo la decisione, presa all’unanimità dal management, la mestizia lascia spazio a un profondo senso di responsabilità, portato avanti con coerenza e grande costanza in tutti questi mesi. La vigilanza contro il Covid è stata serrata: presenze minime negli uffici con controlli rigorosi, utilizzo intensivo dello smart working, riunioni solo da remoto, attività esterne in presenza solo se in grande sicurezza e con un sistema efficiente di monitoraggio, mascherina e distanza ovunque. Insomma, un comportamento di tutto rispetto, che non potava essere vanificato da un evento, necessariamente gioioso ma potenzialmente contagioso. Vince la ragione sul cuore, la difesa della salute è prioritaria rispetto alla voglia di incontro e di relazione. Tutto è rimandabile di fronte alle contingenze, bisogna ricordarselo sempre.

In questi frangenti i segnali esterni sono importanti per farti capire se hai scelto la strada giusta. Il primo viene direttamente dai colleghi: in parecchi mi hanno fatto sapere spontaneamente quanto la decisione di annullare sia stata giusta, perché avrebbero avuto paura a partecipare, nonostante la voglia di vedersi. Un evento dimezzato è un chiaro fallimento. Il secondo arriva dalle notizie di alcune aziende che fanno sapere delle loro convention celebrative, incuranti della situazione. In particolare una, che ha riunito oltre quattrocento persone in un grande studio a Milano per festeggiare il proprio anniversario: provo un grande fastidio e prendo le giuste distanze mentali.

Sì, va bene così, più da Italiani Responsabili che Festaioli. Proviamoci.

 

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