MAURO DA MANTOVA, L’ULTRA’ NO VAX UCCISO DAL COVID, E L’INCONSOLABILE CRUCIANI

Ha vissuto come ha voluto ed è pure morto come più gli è piaciuto. Di Covid, in terapia intensiva, debitamente intubato, negando però con sublime sbocco di coerenza che fosse Covid. Magari l’ultimo suo pensiero, prima di lasciare per sempre l’unica esistenza che ci è concessa, è stato qualcosa del tipo maledetti, ce l’hanno fatta, mi hanno assassinato.

Ogni giorno, si può dire, ci lascia un leader dei no vax, come li chiamano per comodità giornalistica, e come loro amano lasciarsi chiamare fino all’estasi narcisa. Ma stavolta ci lascia uno dei più leader di tutti, certo una figura di spicco, orgogliosamente simbolica. Ha persino un nome da battaglia, come certi antichi cavalieri indomiti: Mauro da Mantova. E fa niente se all’anagrafe risulta come un qualunque Maurizio Buratti da Curtatone, di anni 61, carrozziere.

Era entrato all’ospedale di Verona agli inizi di dicembre, quasi portato a forza. Esce con i piedi davanti, ma senza abiure e senza pentimenti. Tutto il contrario di certi leader colleghi suoi che alla prima eparina si reinventano sui due piedi testimonial della campagna vaccinale. Se eroe è, Mauro da Mantova è eroe di cocciutaggine, questo sì. A un punto tale, da vantarsi un giorno d’essere entrato in un supermercato con 38 di febbre, tossendo, mascherina abbassata. “Sì, ho fatto l’untore”, la fiera rivelazione.

Mauro da Mantova è un defunto come tanti che in vita si è compiaciuto di diventare un mostro come tanti, uno di quelli che adesso tengono in piedi quel che resta di certi programmi radio e tv, del genere qualunque cosa, la più cretina e la più umiliante, purchè la gente mi guardi. La sua vera epopea è legata al programma “La Zanzara”, trasmissione culto di “Radio 24”, condotta dal compiaciuto agitatore naif Giuseppe Cruciani. Lì, in diretta, il Mauro ha dato il meglio di sé nella parte del negazionista massimalista. Diventando per questo, nemmeno il caso di specificarlo al giorno d’oggi, un vero personaggio. Incredibile come quelli che una volta erano i bulli del bar o gli scemi del villaggio nell’epoca del massimo progresso umano siano considerati personaggi (quanto mi spiace, per certi scemi del villaggio che ho conosciuto io, che siano nati appena un po’ troppo presto, questione di pochi anni, dannazione).

In ogni caso, profondo adesso il cordoglio e il rimpianto per il mitico Mauro da Mantova. La vedova più inconsolabile è proprio Cruciani, che nel suo saluto ufficiale tocca toni da tragedia greca. Un estratto: “Conservo nel cuore tutti i tuoi messaggi di insulti, le contumelie e le lunghe conversazioni al telefono quando eri più calmo. Eri Belvaman, volevi essere Re, l’interventista radiofonico per eccellenza, eri felice quando qualcuno ti riconosceva per strada e ti chiedeva un selfie. Eri, sei, Mauro da Mantova. Ti abbiamo preso in giro, ci hai insultato, ce ne siamo dette di tutti i colori fino alle soglie di un tribunale, ma ci siamo divertiti come mai nella vita”.

Il compianto può presentarsi con queste invidiabili credenziali davanti al Padre, per il giudizio complessivo e definitivo. Non tocca agli uomini giudicare, per fortuna.

Poi, con calma, quando si sarà ripreso, Cruciani spiegherà da parte sua come diavolo si è divertito in tutta la sua vita, se spacciando via etere le idiozie di Mauro da Mantova gli è riuscito di divertirsi “come mai nella vita”.

 

 

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