MANCINI&VIALLI, I NOSTRI EROI CON I SOLDI NEI RIFUGI OFFSHORE

Ne abbiamo fatto più o meno due monumenti in vita, con l’aggiunta lacrimevole della grande amicizia indissolubile, nella buona e nella cattiva sorte. Vialli&Mancini, Mancini& Vialli. Icone, esempi, modelli. Abbiamo letto e ascoltato cose che voi umani eccetera eccetera. Un processo di beatificazione, inzuppato senza risparmio di superlativi nella retorica dell’orgoglio nazionale. Mancini&Vialli, Vialli&Mancini: grandezze d’Italia, orgoglio d’Italia, cocchi d’Italia. Più di Draghi&Mattarella, molto più di Draghi&Mattarella. In questi giorni, nello strano silenzio di tante testate autorevoli, li ritroviamo molto vicini anche nella gestione delle loro grandi ricchezze, grazie a un’inchiesta giornalistica – Pandora Papers – che ha scatenato scalpore e sorpresa in tutto il mondo. Non è proprio il caso di montare subito la gogna o di buttare i monumenti nella polvere, come ci piace fare di solito alla prima indiscrezione o anche al primo avviso di garanzia. Però è bene informarci un po’, così, tanto per capire meglio, tanto per riequilibrare magari le sperticate lodi che trasformano subito un bravo sportivo in un santo universale. Niente di male nel portare soldi lontano? Forse, magari. Anche se, al netto di eventuali responsabilità, resta pur sempre la sostanziale questione di opportunità e di senso civico, sulle quali non servono inchieste particolari. Nessuna conclusione va tirata, ma qualche riflessione va avviata, soprattutto su nomi che da quest’estate continuiamo a sventolare come bandiere del vero spirito nazionale e patriottico. Per chi volesse davvero saperne appena un po’ di più, @ltroPensiero.net ripropone alcuni pezzi dell’inchiesta.

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“Ricchi e famosi in trasferta ai Caraibi. I Pandora Papers confermano che anche i grandi nomi del calcio e le star dello spettacolo non resistono al fascino del rifugio offshore. L’allenatore della Nazionale, Roberto Mancini, e il suo ex compagno di squadra Gianluca Vialli, capo della delegazione azzurra, l’attrice Monica Bellucci e il famoso procuratore sportivo Mino Raiola, protagonista del calciomercato internazionale. Sono solo alcuni tra i primi nomi, quelli più famosi nel mondo, che emergono dall’inchiesta giornalistica internazionale del consorzio Icij, a cui L’Espresso partecipa in esclusiva per l’Italia. Ecco le loro storie, non proprio facilissime da seguire, ma tutte con lo stesso finale: ricchezze e guadagni finiscono sotto l’ombrello di società nei paradisi fiscali, che garantiscono segretezza assoluta sull’identità dell’effettivo proprietario dei beni.

LO SCUDO FISCALE DI MANCINI
Un eroe del calcio. Un aereo intestato a una offshore. E uno scudo fiscale. L’eroe è Roberto Mancini, da Jesi, artefice nel luglio scorso della vittoria della Nazionale al campionato europeo. L’aereo è un Piaggio, di proprietà di Bastian Asset Holdings, una società delle British Virgin Islands (BVI) controllata da Mancini a partire da dicembre del 2008. Con lo scudo fiscale, invece, l’allenatore azzurro ha potuto far rientrare in Italia il suo patrimonio detenuto all’estero, alle BVI.

La storia, ricostruita da L’Espresso con i documenti dei Pandora Papers, comincia ad aprile del 2008, quando viene costituita la Bastian con sede ai Caraibi. Il mese dopo Mancini perde il posto da allenatore dell’Inter, incassa una buonuscita di 8 milioni di euro, ma resta disoccupato fino al dicembre del 2009 quando viene ingaggiato dal Manchester City. Intanto, esattamente un anno prima, a dicembre del 2008, Mancini era già diventato l’azionista unico di Bastian, la società offshore a cui era intestato un aereo Piaggio P180 Avanti acquistato per 7 milioni di dollari a novembre dello stesso anno.
Il 13 gennaio 2009 Bastian fa il pieno di capitali grazie a un prestito di 5,5 milioni di dollari erogato da SG Equipment Finance Schweiz AG, una società con sede a Zurigo. Come garanzia, la finanziaria svizzera si prende in pegno sia il velivolo che le azioni della Bastian.

A novembre del 2009, però, la situazione cambia ancora: Mancini torna nel pieno possesso delle azioni date in pegno e il mese successivo, mentre sta per iniziare la sua nuova avventura a Manchester, scrive alla Fidor-Fiduciaria Orefici di Milano per annunciare che «intende avvalersi delle opportunità offerte dalla recente normativa italiana sulla emersione delle attività detenute all’estero».

La scelta di tempo non è casuale. La legge sullo scudo fiscale, promossa dall’allora ministro Giulio Tremonti, si stava avviando a scadenza. E quindi bisognava affrettarsi, per sfruttare i vantaggi offerti dalla sanatoria che garantiva la non punibilità dei reati tributari con il versamento di una quota forfettaria pari al 5 per cento del valore dei beni detenuto all’estero. Non sappiamo se Mancini abbia effettivamente aderito allo scudo fiscale, come preannunciato nella sua lettera. Per conoscere la sua versione dei fatti, L’Espresso ha inviato una mail a Silvia Fortini, moglie e legale di fiducia dell’allenatore della Nazionale. La nostra richiesta, però, è rimasta senza risposta.
Dai documenti dei Pandora Papers si scopre che l’avvocata Fortini si è occupata anche dell’aereo intestato alla società caraibica, ceduto nell’ottobre del 2011. Nel bilancio di quell’anno si legge che il Piaggio P180 era l’unico asset della società, che quindi «sarà liquidata».

VIALLI IL BRITANNICO
Alle British Virgin Islands è approdato anche un altro calciatore da sempre legato a Mancini, suo compagno di squadra 30 anni fa nella Sampdoria dello scudetto. Dai Pandora Papers emerge infatti anche il nome di Gianluca Vialli, l’ex attaccante che ha accompagnato come capo delegazione la Nazionale azzurra agli Europei di luglio. Secondo quanto risulta dai documenti, a Vialli fa capo la società offshore Crewborne Holdings Limited, costituita nel 1998, mentre la Belvedere Investments Limited agisce come nominee (fiduciaria) per conto del Gianluca Vialli Family Trust.

Non sembrano girare cifre da favola intorno a questa offshore, che nelle carte indica come «personal» la fonte dei fondi. Tra il 2008 e il 2013 i diritti di immagine di Vialli risultano trasferiti alla Crewborne Holdings, ma nei documenti non si fa menzione di come siano stati sfruttati. In compenso, emerge una vorticosa movimentazione di denaro sotto forma di prestiti, che aumentano dai 319 mila euro del 2009 fino ai 4,1 milioni nel 2012. Sono prestiti senza interessi e pagabili a vista. Da dove arrivano questi soldi? Il creditore è la Belvedere Investments, che, come detto, agisce fiduciariamente, per conto del Gianluca Vialli Family Trust.

La maggior parte dei fondi prestati da Belvedere serve a finanziare la società portoghese Fish Eagle Trading e Servicos, costituita nel paradiso fiscale di Madeira.
Una quota di molto inferiore viene invece girata a Claudio Giacopazzi, amico di lunga data di Vialli. Nel suo profilo Linkedin, Giacopazzi si definisce «senior advisor» di Fish Eagle, specializzata in produzione e distribuzione di materiali digitali nell’industria dell’entertainment. Lo stesso Giacopazzi aggiunge anche di essere stato, da giugno 2011 a giugno 2014, il general manager di Geniaware srl, una software house di Reggio Emilia che ha sviluppato il videogioco “Lords of football”, per cui Vialli ha fatto da consulente.
Dai bilanci della Crewborne si scopre che la società delle BVI ha anche investito nel fondo chiuso BC European Capital VIII, gestito dalla BC Partners di Londra. Sarà una coincidenza, ma proprio BC Partners nel gennaio scorso sarebbe stata interessata, secondo rumors raccolti dal Sole 24 Ore, a comperare una quota dell’Inter dai cinesi di Suning, alleandosi con Vialli e con Fausto Zanetton, ex banchiere di Goldman Sachs e Morgan Stanley. Zanetton insieme all’ex calciatore ha fondato Tifosy, una piattaforma londinese di crowdfunding, che consente ai fan di investire in club sportivi.
L’Espresso ha contattato Gianluca Vialli per chiedergli della Crewborne, liquidata nel 2017, e degli altri suoi investimenti. L’ex calciatore, via sms, ci ha informato di essere un cittadino britannico, aggiungendo solo che i suoi business investments, sono «registrati e gestiti» rispettando le norme fiscali”.

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