MAI SCORDARSI DA DOVE SI E’ COMINCIATO

di LUCA SERAFINI – Dalla gioia alla tristezza il destino può farti fare un salto molto alto, ma in brevissimo tempo. Così come può cambiarti la vita grazie a una foto, una semplicissima fotografia. I contrasti negli incroci della nostra esistenza possono essere taglienti o sublimi, non sempre e non solo per una questione di sorte.

Per esempio, sei il calciatore più pagato nella storia del Napoli, segni un bel gol alla Sampdoria e assicuri i 3 punti preziosi alla tua squadra in corsa per un posto in Champions, quindi pubblichi – secondo copione – la foto dell’esultanza su Instagram.

Poi però il nigeriano Victor Osimhen, di lui stiamo parlando, proprio su Instagram si è imbattuto nell’immagine di una donna senza una gamba che – per le affollate strade di Lagos – teneva in testa una scatola di bottigliette d’acqua che vendeva consegnandole con la mano libera dalla stampella di legno. La ragazza indossava una maglietta con la scritta: “No pain no gain”, nessun dolore nessun guadagno. Vicor ha copiato e incollato quella foto nelle “storie” del suo profilo Instagram, aggiungendo un commento: “Al tempo stesso è deprimente e motivazionale”.

L’infanzia di Victor non è stata diversa e gli si è ripresentata davanti in tutta la sua crudezza in quel ritratto di una realtà quotidiana che ha vissuto in prima persona, in prima linea. Lui a Lagos ci è nato, 22 anni fa, poco dopo che la sua povera famiglia vi si era trasferita da Esan South. Vivevano vicino alla discarica di Oregun, un quartiere malfamato della capitale nigeriana. Victor e i suoi fratelli aiutavano la famiglia a campare esattamente in quel modo, il modo della ragazza: giravano per le strade insozzate vendendo bustine d’acqua, al caldo torrido del sole o sotto gli improvvisi scrosci…

Non ce l’ha fatta a restare indifferente: ha chiesto ai suoi 500.000 follower di aiutarlo a rintracciare la ragazza e, tra i connazionali che lo seguono, ha trovato chi l’ha messo in contatto con lei, riuscendo a parlarle in una videochat che ha poi pubblicato: “Voglio ringraziare chi ha mostrato preoccupazione per la situazione di questa donna e mi ha consentito di trovarla, Dio vi benedica”.

Dio, già. Dio. Nel dialetto di Esan South, Osimhen significa “Dio è buono”. E qualche volta Dio fa passare i cammelli dalla cruna del famoso ago. Fa andare i ricchi in paradiso.

Kakhaber Kaladze lasciò sul tavolo un altro milione e mezzo di ingaggio del Genoa per ritirarsi e tornare in Georgia a lavorare per la sua terra: oggi è sindaco della capitale Tbilisi ed è il più forte candidato alla presidenza del Paese.

George Weah si impegnò immediatamente nella politica e nel sociale, una volta appese le scarpe al chiodo, e dal 2018 è presidente della sua Liberia.

Prima di diventare CT dell’Ucraina, dove è nato, Andriy Shevchenko è diventato esponente del partito socialdemocratico di quel Paese, contribuendo a cambiarne il nome in “Avanti Ucraina”.

E poi l’ex interista Hakan Sukur, eletto parlamentare nel 2011 con il Partito Giustizia e Sviluppo (Akp) di Erdogan, adesso rischia 4 anni di carcere per gli insulti via Twitter proprio all’indirizzo dell’attuale presidente della Turchia, la sua patria.

Romario, eletto deputato in parlamento per il Partito Socialista Brasiliano, è dal 2014 senatore. Pelè fu ministro dello sport sempre in Brasile.

Dio e la reputazione. Ovvero ciò che ci consente di vivere secondo le regole nella vita reale e su quella niente affatto virtuale dei social. Da Marassi a Lagos, da Osimhen a Weah via Kaladze, a volte la strada del destino è breve, sia che lo incontri per caso, sia che te lo costruisca con le tue mani.

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