MA QUANTO E’ AFFEZIONATA LA MELONI ALLA SANTANCHE’

Ma cosa abbiamo fatto di male, noi italiani, per doverci sempre ritrovare tra i piedi un caso Santanchè. Eppure ancora una volta non si parla d’altro. Perchè resta lì, perchè non se ne va, ma con che faccia continua a fare il ministro di uno Stato col quale è in bega legale (presto, potrebbe arrivare la seconda tegola, ancora più grave, per maneggi ai danni dell’Inps).

Che lei si faccia da parte direi ormai di escluderlo al centodieci per cento: con la cotenna e la disinvoltura più volte esibite in tutta la sua luminosa epopea, questa non si schioda neanche con la rimozione forzata. Il senso di opportunità? La coscienza? La dignità? I danni d’immagine e di reputazione sull’intero governo? Via, non ti chiami Santanchè, non sei arrivata fin lì, se sei un’anima candida e idealista che soffre simili crucci.

Meglio, molto meglio, saltare gli inutili pronostici sulle mosse dell’imputata, per concentrare la fatica sull’unico punto essenziale di tutta la faccenda: la Meloni. Cioè l’amichetta di vecchissima data, fin da quando ancora alle prime armi veniva ammessa dalla badessa Santanchè nell’eremo del Twiga, con i Briatori e tutto quanto il resto (vedi foto). E’ tutto molto semplice: l’intero papocchio è nelle mani di una persona sola, la Meloni, che come sappiamo è la potenza più potente del momento, se dice sì è sì anche per la sua corte, se dice no è no anche per la sua corte (pure per quella che pensava sì). Lei sola, con poche parole, potrebbe sbaraccare la caciara e gli imbarazzi, dicendo “Santanchè sei fuori”. E invece fino ad ora se n’è guardata bene dal pronunciare l’elementare formula. Il perchè non dobbiamo cercarcelo noi, deve spiegarlo lei.

Faccia come vuole, però tra tutte le scuse che può prendere ce ne deve risparmiare almeno una, se proprio non vuole prendere l’intero popolo italiano per un popolo di ovini: il garantismo. Dai, non ci meritiamo il Bagaglino su questioni così serie. Il garantismo, da noi, è ormai come l’elastico delle mutande: si tira e si allenta a seconda della comodità, sostanzialmente siamo garantisti quando nel mirino della giustizia c’è uno della nostra banda, molto meno garantisti quando tocca a un tizio dell’altra sponda. La stessa Santanchè, anche se non fa testo, per molto meno chiese le dimissioni di una trentina d’avversari politici, come ricostruisce Alessandro De Angelis su “La Stampa”. Ma restando alle cose serie: la Meloni, tanto per dire, a un certo punto non s’è fatta tante remore per liberarsi degli Sgarbi e dei Sangiuliano, peraltro titolari di vicende molto meno gravi e offensive per lo Stato.

E allora, e ancora: perchè? Perchè la Meloni diventa un cuore di panna per la Santanchè? Le ragioni sono evidentemente personali e inespresse. Ma già l’idea di fare la Santanchè ministro, ministro dell’Open to meraviglia, dice abbastanza su quanto sia forte il legame. E purtroppo su quanto poco si possa sperare che sia la Meloni a restituire un minimo di decoro dentro la casa pubblica italiana.

Ad ogni modo, mai perdere la speranza. I meloniani di mia conoscenza mi assicurano “vedrai che quanto prima la Giorgia rimette le cose a posto”.

Dobbiamo contarci, non ci resta altro. Con una certezza, anzi due: che comunque sarà sempre troppo tardi, e che poi riusciranno a sostituire la Santanchè con uno peggio. E’ dura, ma loro possono farcela.Pubblicità

Un pensiero su “MA QUANTO E’ AFFEZIONATA LA MELONI ALLA SANTANCHE’

  1. Domenico Perotti dice:

    Se e’ vero che ha divorziato,non capisco come l’ex coniuge le permetta di usare il suo cognome come se non ne avesse uno da nubile..poi francamente non voglio esprimermi perche’ detesto quella persona anche solo se apre bocca,con tutta sincerita’ mi risulta odiosa..

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