Il Tour de France, facendo valere la forza di cui dispone ed utilizzando nella propria comunicazione sempre la coniugazione futura, non c’è traccia infatti della più opportuna coniugazione al condizionale, occupa nel calendario le date dal 29 agosto al 20 settembre, l’UCI ne prende mestamente atto e con non poche difficoltà prova a farci stare tutto il resto.
Se le condizioni sanitarie lo consentiranno (il condizionale lo utilizzo io), la stagione 2020 proporrà sovrapposizioni ed eventi in rapida successione che dovranno essere onorati dai corridori; avete presente quegli omini magri che in tutina aderente pedalano su biciclette aerodinamiche?
Tranquilli, la quarantena non mi ha ancora fuso, lo rimarco perché in questa rincorsa all’annuncio più clamoroso, ho la sensazione ci si dimentichi che saranno proprio i ciclisti a doverli correre tutti questi eventi così ravvicinati.
Per esempio non ho ancora capito se i percorsi delle 3 grandi corse a tappe verranno modificati: varrebbe la pena pensarci? Davvero coloro che sono impegnati a tutelare giustamente il business, pensano che atleti, seppur di alto livello, possano affrontare i percorsi annunciati in sede di presentazione in era A.C. (Ante Covid), senza il necessario allenamento?
L’unica attività allenante che da oltre un mese possono svolgere è utilizzare i simulatori, sui quali in molti si stanno sfinendo anche mentalmente. Il simulatore, che i corridori finora utilizzavano controvoglia ed occasionalmente quando non c’era la possibilità di uscire ad allenarsi o per riscaldarsi, è diventato in questo drammatico momento storico lo strumento essenziale ed utile a mantenere un minimo di tonicità, nulla più, con annessi rischi di disidratazione e di “usura psichica”.
Qualche giorno fa l’ex campione del mondo Alejandro Valverde ha lanciato l’allarme, saranno l’età e la consapevolezza delle difficoltà ad affrontare un grande Giro senza il necessario allenamento, sta di fatto che finora è l’unica voce di peso che pubblicamente si è fatta sentire. Tra l’altro lo stesso Valverde avvisa dei pericoli a cui alcuni colleghi stanno andando incontro facendo masochisticamente gli straordinari sui simulatori, sostenendo che ne risentiranno quando sarà il momento di ritornare a pedalare seriamente.
Qualche giorno fa, un importante dirigente del calcio sottolineava che, d’accordo pensare alla ripresa, ma necessario dare ai giocatori il tempo sufficiente per prepararsi, altrimenti giocando una partita ogni 72 ore sarà altissimo il rischio di infortunarsi. Ho avuto l’occasione di ascoltare il direttore del Giro d’Italia Mauro Vegni sostenere, abbastanza irritato, che di fronte alla straordinarietà del periodo ha poca importanza ragionare sulla ragionevole necessità di dare il tempo ai corridori per prepararsi adeguatamente, per lui è l’ultimo dei problemi!
Già sappiamo da noi che non ricorderemo il 2020 per le prestazioni atletiche, ma che non comporti pericoli per la salute affrontare un impegno come un grande giro senza un serio allenamento, mi appare una boutade venuta clamorosamente male. Anche Lance Armstrong dagli States si è fatto sentire, suggerendo agli ex colleghi di alzare la propria voce e rivendicare un ruolo più centrale nella gestione dei problemi del movimento. Nel ciclismo L.A. rappresenta l’innominabile, ma chissà se qualcuno tra una rullata e l’altra andrà a ragionare sulla sostanza sorvolando sulla forma.
Stim.mo (sta per STIMATISSIMO) SILVIO MARTINELLO,
mi è stato insegnato , e l’ho sperimentato in molteplici occasioni , che nella Disciplina del Ciclismo occorre un perfetto connubio tra TESTA e GAMBE.
Se NON c’è MATERIA GRIGIA o non la si usa a dovere , poca cosa è l’apparato FISICO-atletico , e comunque destinata a durare poco.
Questa AUREA REGOLA non vale solo per lo Sport, ma ritengo che per la VITA stessa debba costituire una sorta di Stella Polare.
Di questi tempi, ma possiamo pescarne esempi a piene mani anche in precedenza, ho la vaga impressione che la testa , con annesso CERVELLO funzionante e poi manutenuto in adeguata efficienza, sia divenuta un optional . Neppure di quelli considerati ed apprezzati.
Le parole di chi , come lei , ha “masticato” Ciclismo ad altissimo livello (senza tralasciare la “Strada”, dov’è stato un Campione convertitosi per anni a formidabile apripista ed aggiungo infallibile “fionda” di un Tizio abbastanza vincente denominato SuperMario , di Silvio MARTINELLO si ricordino i titoli e gli allori anche Olimpici su Pista !!) sono la riprova di una buona, ma ormai dimenticata abitudine : prima di dar fiato alla bocca, s’impone di far funzionare le meningi. Questo non è il dilemma, questo è proprio IL PROBLEMA di fondo .
Francamente, in più di una circostanza ho la netta ma sgradevole sensazione che non solo i cd. addetti ai lavori ma anche chi regge le sorti del Ciclismo di questa particolare e non facile disciplina sportiva non abbia che conoscenze approssimative. In non pochi casi , che presiedano al Ciclismo soggetti che troverebbero serie difficoltà anche nel gestire (tanto per restare in tema) una competizione sui RULLI .
Se poi si vuole spegnere il fuoco con una bella secchiata di benzina, mettiamoci anche l’aver VOLUTO cancellare , malamente e con un tasso d’ipocrisia da far saltare il banco , non tanto le innegabili “malefatte” di Corridori che , nella pratica e negli occhi di chi ami e capisca di Ciclismo, sono stati dei CAMPIONI ( certo uno è L.A. , 7 Tour conquistati ferocemente e non in una …sfida virtuale tra le pareti domestiche, l’antitesi del vero Ciclismo !) , ma le loro esperienze , e financo il fatto che , da uomini con cervello , avessero il coraggio di rendere pubblico il loro pensiero. Senza tanti annacquamenti , e men che mai compromessi.
Ergendosi autorevolmente a difensori e paladini dei Corridori che , se non sbaglio , SONO IL CICLISMO.
Ho detto tutto.
Cordialmente.
FIORENZO ALESSI
Silvio profonda riflessione. Da sempre i corridori sono bravi nel collocarsi o “farsi” collocare come ultimo anello della catena o, come è di moda oggi, della “filiera” del ciclismo.
Se il Tour dall’alto della sua arroganza avesse accettato la riduzione a 18 giorni totali, avrebbero accettato anche Giro e Vuelta, con un discorso più fattibile anche per la sistemazione del calendario…
Lance Armstrong l’innominabile del ciclismo, come dici tu, la sua prima grande vittoria su strada l’ha ottenuta sulle strade bergamasche/bresciane oggi invase dal Covid-19: innominabile solo perché americano mentre se fosse stato italiano sarebbe stato nominabilissimo ancora oggi.