MA DOV’E’ LA DIFFERENZA TRA LA BERLINGUER E LA VENIER

Sulla Venier abbiamo già dato. Ampiamente. E allora doverose le scuse. Sulla D’Urso, idem come sopra, meglio un mazzo di rose bianche. A proposito di bianco.

Ma la figlia di Enrico massimo capo del Piccì che fu? Dico la Bianca Berlinguer, ne vogliamo parlare subito o rinviamo a data e trasmissione da destinarsi?

Ehnno!, non basta chiamarsi con quel cognome bello, non basta posare con grazia dinanzi alla telecamera in uno studio pieno di niente, e vuoto di tutto e di tutti. Perché ormai Biancamaria una la pensa e mille non le fa, invita ospiti rapiti da altri cosiddetti talk, li rende protagonisti a suon di scandaletti e congiure aziendali, pur essendo costoro elementi di margine, giornalistico e no, passa da Corona, non Fabrizio che almeno non si spaccia per altro, dico Mauro trentino di Baselga, dinanzi al quale pensi sempre che intoni Quel mazzolin di fiori e invece vengono giù parole e pensieri sparsi, oppure quell’altro lì, lo Scanzi, di cui non è necessario o utile aggiungere, basta e avanza da solo, infine – ultimo caso per provare l’innalzamento della  disperata audience – l’illustre Orsini, che ha fatto scoppiare la baraonda non per quello che dice su Putin e affini, cioè tanto bene, ma sul denaro, euro duemila, che la Rai gli versa per ogni ospitata, con tanto di giravolta e immediato annullamento del contratto per evitare le immancabili bordate politiche. E lei subito a mettere su il solito disco del pluralismo e della libertà feriti, lei che ha in testa solo di sbattere il mostro in prima serata, qualunque esso sia, altro che D’Urso e Venier.

Non male, direi, però la Berlinguer non fa un plissè, se va via Orsini c’è sempre un Antonio Gramsci junior che fa cognome e tendenza, oppure il parente Telese reduce dai fallimenti tra una testata giornalistica e un’altra, e tutta la brigata di intellettuali (non ho ancora capito di che razza siano) che nella sguardo e nella parola giustificano l’ingaggio.

Tutto è lecito con lady White, nessuno osa spazzolarle i capelli, accorciare la gonna, sistemare il trucco. Lei è come il confetto, basta la parola. Non alludo alle indicazioni. Ritorniamo dunque ad occuparci delle Mare e delle Barbare, loro sì meritano la pernacchia eterna.

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