MA DA QUANDO CI MANCA COSI’ TANTO LA CULTURA?

di JOHNNY RONCALLI – Tutti ai piedi della cultura. Questo accade. Un decreto di Conte che chiude cinema e teatri, proteste diffuse, e all’improvviso siamo tutti attaccati al respiratore, nessuno tocchi arte, musica, teatro, danza, cinema, o crolleremo come fragili mura, private del vitale sostegno.

Siamo davvero il popolo degli opportunisti, libeccio, scirocco o farlocco, ovunque tiri la brezza giusta noi ci siamo. Ora che, non senza ragione, il popolo della cultura e dello spettacolo, il popolo che cultura e spettacolo contribuisce ad alimentarli, campeggia nelle piazze ed esprime la propria desolazione per le ali tarpate, tutti, ma proprio tutti, insospettabili inclusi, scoprono che la propria dieta senza cultura non sta in piedi. Carnivori, vegetariani, vegani, veggenti, tutti in fila al botteghino.

Avrei voluto scrivere qualche riga su Massimo Antonio Doris, figlio di Ennio, e su Mediolanum, appariscenti mecenati del nuovo cinema italiano. Nuovo, vecchio o semiusato in realtà, poco importa.

Avrei voluto, ma la scena è subito rubata da Salvini, che mi ritrovo in casa, schermo proporzioni 16:9 – non uno scherzo -, apologeta e paladino delle istanze della comunità degli artisti, dei musicisti, degli attori, dei ballerini, dei creativi, anche quelli di origine maghrebina immagino. Ora tornano utili proprio tutti.

Siamo un popolo che vive di arte, di musica, di cinema, di teatro, dice, come si può negare al popolo italiano la sua essenza? Poi non ce la fa, pur attore, ma non istrione, zoppicando, vittima, glielo concedo, di sé stesso, non tiene la parte: ragazzi, è lavoro, l’arte produce lavoro. Metterei un punto esclamativo, ma mi rendo conto che apparirebbe arbitrario.

Che l’arte e la cultura producano lavoro è lapalissiano, è meno lapalissiano l’improvviso e stridente utilizzo a proprio uso e consumo che se ne può fare. Ora, io capisco che Salvini abbia una voglia irrefrenabile di entrare in un museo di arte moderna e contemporanea, andare al cinema, assistere a uno spettacolo di danza, sedersi in platea per godersi un concerto jazz o le sonate per pianoforte di Beethoven. Ma così, ora, all’improvviso, senza alcuna avvisaglia? Non è corretto, ci ha mostrato i selfie al Papeete, le moine sul materasso con la Isoardi, e ha ammutolito le sue vere muse? Quale riserbo, quale riservatezza.

La verità è che tanti italiani, Salvini compreso, puoi toccarli su tutto, ma non sulla cultura. Lasciali senza cultura e vanno via di testa. Nessuno se n’era mai accorto, ma dev’essere così.

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