MA CACCIAMOLI GLI SQUALLIDI PROF CHE PRENOTANO IL VACCINO PER IL 22 DICEMBRE

La scuola italiana fa schifo. Lo scrivo su libri e giornali da vent’anni abbondanti e con toni sempre più melodrammatici: di solito, però, quel che mi fa schifo della scuola sono i suoi intollerabili dogmi educativi, la sua farragine burocratica, la sua assenza di progettualità.

Oggi, leggendo “Dagospia”, mi sono detto che, a fare schifo, sono spesso anche gli insegnanti: non la scuola, astratta istituzione senza volto né generalità, ma proprio gli insegnanti, singole persone. O, perlomeno, alcuni di loro. Perché ho scoperto che l’esempio del professore napoletano, che si vantava di eludere i controlli Covid, sfruttando i buchi normativi, ha fatto scuola. Come temevo, altri valorosi epigoni del nostro furbacchione stanno spuntando come funghi, con un ulteriore salto di qualità: gente che per aggirare l’obbligo vaccinale prende appuntamento per il vaccino il 22 dicembre, non ci va e si fa le ferie tranquilla. T’aggio fatto fesso, come si diceva.

Tutti Napoletani, naturalmente. Almeno per il momento. Ma perché, mi domando, Napoli, che è una città bellissima e che ha dato all’Italia grandi cervelli e grandi cuori, deve essersi ridotta a genitrice della più ripugnante furberia, a patria dei peggio fannulloni, ad imbroglificio a tempo pieno? Possibile che tutta questa gente nasca, viva e prosperi a Napoli, sempre a Napoli?

Eppure, mentre a Catania come a Trento, gli insegnanti tentano, faticosamente, di uscire dall’emergenza, vaccinandosi, dandosi da fare, cercando, nei limiti del possibile, di dimostrarsi una categoria ben diversa da quell’accolita di incapaci e fannulloni che la vulgata, ingiustamente, racconta, questi cialtroni saltano la fila, si vantano della propria amoralità, esibiscono il peggior napoletanesimo possibile. Ma come si può tollerare che gente simile venga messa sullo stesso piano delle migliaia di insegnanti perbene, che si sudano la pagnotta, tirando la carretta, malpagati, vessati e, ora, anche associati alla peggior infingardaggine partenopea?

E basta: cacciateli, questi pulcinella grotteschi. Come nostro regalo di Natale, fateci vedere che, una volta tanto, lo Stato esiste e si fa sentire, non con i più deboli, ma con i più ribaldi: con gente indegna di educare gli Italiani del futuro. Si prendano gli imbroglioni, quelli che hanno prenotato il vaccino last minute, in tempo per andarsene a Roccaraso con le chiappe ben parate, e li si cacci: senza gherminelle, senza sceneggiate, senza canzoncine e putipù. Via la gente indegna di salire in cattedra, direi perfino indegna di essere italiana: perché getta discredito su di un popolo, oltre che su di una categoria.

Siamo stufi di essere accomunati a questa gentucola: non c’entriamo e non vogliamo averci nulla a che fare. E, credetemi, la fede no-vax è soltanto l’ennesima scusa per coprire le proprie vergogne: la mancanza di voglia di lavorare, il rispetto per il proprio ruolo e per la gente che ti paga lo stipendio con le proprie tasse. Questi, come s’inventano mille trucchetti per non vaccinarsi, li inventano anche in tutti gli altri campi in cui possono permetterselo: la legge 104 immeritata, il diritto allo studio, le assemblee sindacali, gli scioperi del venerdì. Tutto è buono per non fare un tubo.

Ora, però, sarebbe tempo di dire basta: di rivendicare una diversità antropologica rispetto a questa masnada. Che non rappresenta gli insegnanti né, men che meno, gli Italiani: rappresenta solo una caricatura. Una Napoli che dovrebbe sopravvivere solo nelle barzellette.

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