di TONY DAMASCELLI – Poteva andare in Australia. Vedi Del Piero Alessandro. Oppure in India. Rivedi il succitato DPA. E ancora andarsene all’America, controlla Pirlo Andrea. Qualcosa era possibile anche a Barcellona. Ma ha scelto Parma, l’usato sicuro, la prima volta non si scorda mai.
Gigi Buffon di anni quarantatré non lascia ma raddoppia, quiz antico ma di slogan sempre valido, due anni di contratto con la squadra che nel cuore gli è rimasta, venticinque anni dopo molto, tutto è cambiato. Il Parma sta in B ma questo non è il problema, in B Gigi ci è già stato, anzi andato, retrocesso, umiliato, con la Juventus e un titolo di campione del mondo. E Parma non è più quello dei Tanzi, per fortuna dicono arrotando la erre quelli del ducato che hanno vissuto anni duri e conosciuto personaggi improbabili.
Buffon è un bambino cresciuto in fretta, al tempo diceva e scriveva boia chi molla, lo accusarono di essere un fascistello, ignorante, stupido. Non trattavasi di propaganda politica, Gigi non molla nemmeno oggi, ha voglia matta di giocare, di mettere le mani enormi sul pallone, di scattare a destra e a sinistra, di sfidare il tempo e l’avversario, magari risalendo in serie A, quarantaquattro anni, divisi con tutti con il resto di due, gli ultimi della sua carriera infinita.
E’ un segnale bello, direi positivo. Qualcuno lo compatisce, chiedendone il ritiro definitivo, ma la domanda sorge spontanea: trovatemi almeno dieci, ribadisco, dieci, portieri di serie A migliori di Gigione e poi ne riparliamo.
Bene, dunque, il 9 luglio raduno dalle parti di Bolzano, lo allenerà un suo ex compagno di squadra alla Juventus, Enzo Maresca, che con lui vinse lo scudetto vent’anni fa e ha finito di studiare nel Manchester City di Guardiola. Li paga un americano, proprietario e presidente, si chiama Kylie Krause e viene dallo Iowa, terra di origine di John Wayne, oscar per Il Grinta. Ditelo a Gigi.