Però, se posso, la percezione del cittadino qualunque innesca innanzitutto una domanda, la più banale, trita e decisamente di basso profilo: ma non potevano pensarci prima?
I nostri politici sembrano studenti che alla fine delle vacanza, l’ultimo giorno per l’esattezza, si ricordano che avrebbero dovuto fare i compiti. Allora, all’ultimo momento, è tutto un correre e affaccendarsi in modo approssimativo, improvvisato, un po’ di questo, un po’ di quello, e speriamo che il profe o il maestro i compiti non me li chieda.
Solo che in questo caso, a far da maestro o da profe c’è un popolo intero, che i compiti te li chiede e li pretende, anche perché la data della verifica è nota da un po’, da qualche anno. Un popolo che certo è all’oscuro dei meccanismi richiesti da questi scenari da alto profilo, ma nonostante l’umile ammissione d’inferiorità una risposta se l’aspetta, così come si aspetta un presidente.
La verità è che la figuraccia alla quale stiamo assistendo è indegna, dice che coloro che in qualche modo abbiamo messo alla guida del Paese non hanno idea, figuriamoci l’interesse, di come pensare e vedere il futuro. Figuriamoci, nemmeno i compiti delle vacanze sono riusciti a fare.
Trovo inquietante che non si possa giungere alla data fatidica senza che le parti abbiano da offrire una candidatura ponderata e forte, la loro e magari un po’ la nostra, se possibile. Trovo inquietante dover affidarsi a persone che sproloquiano di “vision” e poi nemmeno riescono a intravedere cosa e chi debba esserci dietro l’angolo il giorno dopo, diretti sparati verso l’isola che non c’è, quella che non compare su nessuna carta geografica, certo non su quella che tutti noi sempliciotti identifichiamo come il derelitto stivale chiamato Italia.
Poi magari, all’improvviso, se ne usciranno serafici con il nome giusto, anche se dubito, quello che mette d’accordo tutti e cercheranno di convincerci che la convergenza è scaturita in modo naturale, per il bene del Paese. Ovviamente.
Al che, la stizza sarà ancora più forte, ma la domanda rimarrà la stessa: non potevano pensarci prima?
Caro dott. JOHNNY Roncalli,
Lei dice e scrive cose scontate, comprensibili e sicuramente condivisibili.
Alla sua suggestiva domanda finale non credo ci sia però possibilità di risposta.
Mi risulta che per pensare occorra far uso del cervello .
Probabilmente proprio qui sta il problema.
Cordialmente.
Fiorenzo Alessi