L’OSCURITA’ DELL’ANIMO UMANO CHE RENDE UN PADRE UN MOSTRO

Forse non sappiamo fino a quale perversità l’animo umano possa arrivare. Ho questo pensiero mentre leggo di un bimbo di cinque mesi ricoverato nel reparto di Terapia Intensiva dell’ospedale di Padova. Problemi respiratori, alla gola, agli organi interni, un affacciarsi al mondo in salita e con l’affanno già al limite, con tutti i venti a sfavore.

A sfavore anche il padre, che nel reparto di pediatria dove è stato ricoverato il piccolo, furtivamente e con fare circospetto si intrufola nella stanza e cerca di dare seguito ai suoi intenti disumani. Le telecamere non lasciano spazio a dubbi, infila le mani in bocca al figlio e rovista nel cavo orale, poi esercita pressione sul petto della piccola creatura, glielo schiaccia. Dopo le visite del padre in ospedale, le condizioni del piccolo ogni volta risultano in peggioramento.

L’ipotesi, più che fondata, e l’accusa sono terribili, forse davvero non sappiamo a quale perversità l’animo umano possa arrivare. L’intento era provocare lesioni e menomazioni tali da poter ottenere un assegno di invalidità, un sussidio. La madre sembra totalmente all’oscuro di questa macchinazione e io non so quale grado di disperazione possa portare a una tale atrocità. Spero almeno vi sia un certo grado di disperazione, materiale o interiore, che non giustifica nulla, ma almeno conferisce a tutto quanto un non senso e non soltanto una barbarie che di umano non conserva traccia.

Il padre sarà forse posseduto da demoni che a noi sfuggono e non voglio nemmeno giudicare, non ho cognizione né facoltà, ma al piccolo di cinque mesi non posso non pensare. Passi avere contro i venti del destino, ma che uno di quei venti porti il nome di tuo padre mi pare davvero troppo.

Sappiamo per certo, come ci dicono i medici dell’ospedale, che il bimbo «avrà delle lesioni permanenti perché purtroppo l’azione lesiva che ha subito ha provocato una parziale amputazione della lingua. Questo significa avere delle difficoltà nel deglutire e nel parlare», spiega il professor Giorgio Perilongo.

Per insondabile e maledetto destino, c’è chi nasce disabile e scalatore, a vita, ma c’è persino di peggio. Ci può essere qualcosa di più ingrato nella vita che vedere il proprio figlio nascere e sapere che sarà per lui un affanno dall’inizio alla fine? Evidentemente sì: vedere il proprio figlio crescere nell’affanno e sapere di esserne la causa consapevole. Si può trovare la forza di tornare indietro e amare comunque a dismisura la creatura alla quale hai rovinato la vita ancora prima che iniziasse, oppure si può semplicemente scomparire per sempre, dove e come poco importa.

Si può, umanamente, pensare possibili e auspicabili l’una e l’altra cosa, ma anche non riuscire a immaginare quali perversità possano nascondersi dentro l’animo umano, finché non le vediamo.

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