Altro che cucchiaio di Totti, altro che spinello libero, papaveri multicolori, cieli notturni di Van Gogh e mulini a vento dove c’era il mare. Letteratura. Quelli del calcio totale non sanno neanche cosa sia il folclore con il quale li stiamo sommergendo. Loro si sentono un grande popolo erede di un grande impero, che andava dall’Europa all’Indonesia, alle Antille. Così per sport furono i primi ad arrivare a New York (che non si chiamava Nuova Amsterdam a caso). Commerciavano come i signori della Serenissima, avevano i forzieri pieni di denaro, furono fra i pochi a sfidare la marina britannica (bruciarono il porto di Londra) e alla fine della Seconda guerra mondiale provarono a tornare nelle colonie del Far East liberate dai giapponesi.
Ottant’anni di guerra agli spagnoli. È pur vero che nei 90 centimetri di libreria Ikea a disposizione dell’italiano da bar digitale certe vicende lontane non ci stanno, ma se ciò che accadde è nel nostro Dna, è possibile che si ripeta. Come diceva quello? «La prima volta come tragedia e la seconda come farsa». Quindi eccoci qui, al Recovery Fund, all’helicopter money del comandante Giuseppe Conte che non decolla senza quei 175 miliardi davanti ai quali il governo sarebbe disposto ad andare ad Amsterdam in mutande arancioni. Ma gli olandesi continuano a dire NO senza troppi problemi: sfidarono i cannoni del re di Spagna, possono resistere una vita ai colpi di pochette del nostro premier e della sua armata Brancaleone.
Non hanno tutti i torti perché, mentre loro hanno un debito pubblico al 60%, il nostro ha sfondato il tetto del 155%. Quindi per la legge della reciprocità, chi di luogo comune ferisce, di luogo comune perisce. Ed ecco gli italiani mafiosi, mangiaspaghetti a tradimento, impegnati ad abbronzarsi sulle spiagge della riviera romagnola, sempre a piangere miseria e a cercare di lucrare con espedienti (riecco quella maledetta partita vinta all’italiana e chiusa col cucchiaio), incapaci di mettere via un euro. E qui casca l’asino olandese, qui hanno torto loro.
Il ragionamento si fa serio e toglie margini proprio ai banchieri batavi, perché se il debito pubblico ci penalizza, quello privato ci fa sembrare la California. Le famiglie olandesi hanno il 200% di debito sulle spalle, di fatto le cicale sono loro. Mentre i risparmi degli italiani sono i più alti d’Europa. Questo dimostra che un po’ ci marciano, anche loro sono prigionieri dei pregiudizi. Senza contare che se credono nell’Europa e ritengono che debba avere un futuro, oggi devono convincersi a staccare un assegno (non in bianco, neppure un italiano si fiderebbe di altri italiani) anche in nome della solidarietà. Perché non si è mai vista una comunità senza un minimo di redistribuzione dopo una tragedia epocale come una pandemia. Non può esistere un’Unione Europea fondata sui parametri contabili e non sulla comunione d’intenti.
È vero, siete calvinisti, protestanti e un po’ usurai, ma anche voi avete avuto bisogno degli altri. Nel 900 degli Stati nazionali (concetto démodé dentro la melassa globalista), girava un motto: «Per invadere l’Olanda basta bussare, così i tedeschi non devono imparare la lingua». Ci state trattando come se l’orecchino di perla alla ragazza di Vermeer l’avesse rubato un italiano, poi venite a fare windsurf sul lago di Garda. Cercate in fondo alla bisaccia della storia un pizzico di umanità e mollatela come Baruch Spinoza faceva con le lenti e il pensiero. Si può essere migliori, nella vita.
Illusioni che tutto questo accada? Molto poche. Quando guardava Oriali umiliato da un tunnel, anche Cruijff era un cinico.