Ne parlano tutti, ma a suon di trafiletti, perché il Paese è preso da altro, dalle beghe e dalle provocazioni tra le parti, pur di non decidere, su qualsiasi cosa, come ormai siamo abituati. Nel frattempo si muore, come d’abitudine in Italia, quando si parla di Sanità pubblica.
Ne parlano tutti, ma nessuno dedica alla questione la prima pagina, come sarebbe invece doveroso. Non bello, perché il fatto è raccapricciante, ma doveroso sì. Chi però ha il coraggio e il senso civico di mettere in prima pagina, a caratteri cubitali, un tale scempio, una tale vergogna? In Sicilia, sulla punta che volge a occidente, dalle parti di Trapani, accade qualcosa che nemmeno si riesce a qualificare.
3.300 referti istologici persi chissà dove e in attesa di giudizio, di inoltro, di comunicazione. 3.300 referti di esami istologici che gli interessati attendono da mesi e mesi, anche otto per qualcuno, e qualcuno, giusto per metterci l’animo in pace, non c’è più, perché nel frattempo è morto. Perché quel referto istologico significa sapere se hai un tumore oppure no, spesso la differenza tra vivere e morire.
Intanto qualcuno è morto, qualcuno sta morendo, qualcuno sarà morto ed è la legge del futuro anteriore, spesso la legge della negligenza e del menefreghismo dell’amministrazione pubblica. Di qualsiasi cosa si tratti e la sanità non fa eccezione.
Nessuno sa dire esattamente cosa sia successo e il cittadino nemmeno si arrabbia furente, perché ormai non ne ha più le forze: quelle che aveva sono state consumate dalla fatica, dall’ansia dell’attesa e ora dalla rassegnazione, perché poi finisce che ormai ce le aspettiamo queste follie. Troppo abituati.
Qualcuno pagherà, si dice, ma vorrei anche dire chi se ne importa. Chi pagherà pagherà comunque poco o nulla, a confronto della discesa agli inferi di chi è morto, di chi morirà e anche di chi è consumato dall’attesa, indipendentemente dall’esito.
Tutta bella gente lì a dirigere i vertici, Renato Schifani, presidente della regione Sicilia, Ferdinando Croce, direttore dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Trapani, tutti savi, ignari e innocenti, ovviamente. Però, ad esempio, a inizio mese il direttore parlava di 244 casi, comunque un’enormità, mi permetto, mentre ora siamo già arrivati a 3.300.
Può capitare, no?, penserà qualche funzionario, la macchina è complessa, l’organigramma pure, ci sono i turni, i permessi e le ferie da gestire, in fondo se qualche migliaia di referti rimangono in attesa per qualche mese, poi si andrà a pari, pian pianino si ricupera e si inoltra tutto quanto. Qualcuno nel frattempo è morto? E pazienza, vuol dire che le operazioni si snelliscono e si fa più in fretta.
A me pare che la civiltà tutta, da nord a sud, si decida più qui che su altre questioni. Anzi, ogni altra questione mi pare secondaria. Anche perché nel frattempo, mentre qualcuno moriva in attesa del proprio esame istologico, la regione Sicilia approvava le fatali “norme mancia”, milioni di euro a pioggia a beneficio di leccornie, sagre ed eccellenze varie, tra le quali pare però non figurare il diritto a vivere.
O almeno a provarci.