La seconda era arrivata poco più di un mese fa, dalla C alla B con il Palermo che si era classificato 3°, vincendo poi i playoff con un doppio 1-0 in finale contro il Padova. Festa pazza nel capoluogo siciliano, che manca dalla A dal 2016 e nel frattempo, tra retrocessioni e promozioni a tavolino (l’ultima dalla D alla C in piena pandemia, con le ultime 8 giornate di campionato cancellate), ha cambiato denominazione in Palermo Football Club.
Tutto molto bello, una storia felice per la Sicilia e per il focoso allenatore toscano (che alla prima giornata di campionato 2007-2008, da allenatore del Catania, prese a calci l’allenatore del Parma Di Carlo, collezionando 5 giornate di squalifica), il quale nel 2011 – dopo l’ennesimo esonero a Vicenza – decise che forse era il caso di fermarsi.
Ma nel 2017 non resiste al richiamo della Carrarese (lui è di Massa) in serie C e accetta la panchina del club della sua terra, senza stipendio. Ci resta 4 anni, galleggiando nelle prime 2 stagioni lontano dalla vetta poi alla terza perde ai playoff in semifinale: nel frattempo, rassegna due volte le dimissioni, la prima respinte, la seconda accolte.
Infine Palermo, appunto. Una cavalcata iniziata a metà corsa e conclusa con la promozione, ma la festa appena incominciata, è già finita. Le spiegazioni di Baldini, date alla stampa in compagnia del fido direttore sportivo Renzo Castagnini, sono state didascaliche: “Non mi sento più al centro del progetto e molti giocatori non sono contenti. Così non posso andare avanti, perché abbiamo conquistato la serie B con una squadra che non era la più forte, ma aveva il gruppo più forte e questo gruppo non c’è più”. Non una questione di mercato, ma di strategie. In effetti, dall’1 luglio la società è passata ufficialmente nelle mani della City Group dello sceicco Mansour (quello del Manchester City, per intenderci) che ha, o meglio, avrebbe grandi ambizioni: la serie A, in primis, e poi chissà. Di primo acchito, verrebbe da pensare che – per la transizione – allo sceicco Baldini andasse benissimo, ma al dettaglio evidentemente i progetti non coincidevano.
Mansour e il suo management si sarebbero dati un po’ di tempo e pazienza prima di investire dove e come, Baldini forse voleva tutto e subito, a cominciare da stipendi adeguati per i suoi giocatori che (dice) avevano avuto assicurazioni in questo senso. Fatto sta che a restare col cerino in mano, al momento, sono Palermo e il Palermo, in attesa di conoscere il nome del successore di un allenatore che, forse, stavolta potrebbe dire basta una volta per tutte.