LO STIPENDIO IMMORALE DI MUSK (COSA SARANNO MAI 56 MILIARDI)

Lo postulava la filosofia antica, lo recepì il brocardo, ne tartaglia la Costituzione più bella del mondo: ogni lavoro va equamente retribuito. Alla scienza non piacciono gli schiavi né, tampoco, gli Epuloni. Il lavoro dev’essere pagato il giusto: è una di quelle massime talmente ovvie da comparire perfino sui cartelli esposti dagli scioperanti che protestano. Il che, oltre che ovvio, è altamente morale.

Il punto chiave è: chi decide quale sia il giusto? Tra un’ora trascorsa a trastullarsi leggendo il giornale in portineria ed una passata a collaudare supposte, quale dev’essere la sperequazione? E chi, appunto, è deputato a stabilirla? Perché è ovvio che ogni categoria ascriverà a sé le fatiche maggiori e i maggiori disagi, chiedendone congruo guiderdone: ci vuole un giudice terzo, che stabilisca, imparzialmente, cos’è giusto e cosa, invece, no.

Nel caso di Elon Musk, ricchissimissimo imprenditore statunitense, pare che il giudice terzo si sia trovato, nei panni togati del tribunale dello stato del Delaware, che ha deciso che lo stipendio del nostro Paperon de’ Paperoni era eccessivo e ingiusto.

Vabbè, bisogna dire che, date le leggi del mercato, ci sono tanti stipendi che ci paiono astronomici e che, invece, si spiegano con il ritorno economico che certe attività producono sul loro, chiamiamolo così, indotto: a chi non sembrano troppi dieci milioni di euro per un semianalfabeta che corra dietro a una palla in mutande? Eppure, il troglodita fa vendere magliette, biglietti, acque minerali o saponette: e parliamo di affari a otto o nove zeri. Di qui deriva l’astronomico compenso di certi sportivi. Che, poi, intascato il malloppo, non avendo esattamente un retroterra da gentiluomo dello Shropshire, spendono e spandono, tra macchinone e belle fanciulle, alimentando l’invidia degli altri trogloditi che non sanno giocare a football.

Ben diverso è il caso del signor Musk, che i soldi se li è fatti col proprio lavoro e non mi pare uno che vada in giro ad accendersi il sigaro con i fogli da mille. Tuttavia, bisogna anche dire che 56 miliardi, come paga base, non sono precisamente bruscolini: tanto sarebbe lo stipendio del magnate, bloccato dal severo giudice delawarese (o delawariano). Per me, che trotto e galoppo per due soldi, devo dire che 56 miliardi di dollari rappresentano una cifra che, più che ingiusta o eccessiva, sembrerebbe, piuttosto, incalcolabile: come accidenti fai a spendere, in un anno, 56 miliardi? Anche comprandoti una Ferrari al giorno, ti avanzerebbe sempre una discreta sommetta.

Io non so da dove scaturisca questo monumentale stipendio: immagino che Musk se lo sia attribuito da solo, essendo lui amministratore delegato di se stesso, il che significa che se lo può permettere. Costruisce razzi, inventa cose bizarre che, alla fine, si rivelano un affarone, punta sull’auto ad idrogeno: fra un po’ partirà per Marte e il giudice del Delaware gli rompe le uova nel paniere? Peraltro, è già la seconda volta che i dollaroni del Nostro vengono giudicati immorali.

Ma questa è l’America, signori miei, con le sue millanta contraddizioni: un paese che è nato dall’osmosi tra un puritanesimo accanito e un senso commerciale sviluppatissimo, tra massoneria e marineria, tra processi alle streghe e caccia alle balene. Elon Musk ne rappresenta al meglio la faccia mercantile: il tribunale del Delaware ne incarna lo spirito da Pilgrim Fathers. Dove stia il giusto è difficile dire: da un lato vi è la libera intrapresa, che è come dire: se sei capace di fare un mucchio di soldi, bravo e beato te! Dall’altro, c’è il senso etico del lavoro: l’idea un tantino quacchera della paga biblica per il lavoro col sudore della fronte. Il moderno e l’antico, insomma.

Certo è che, se anche in Italia dei giudici dovessero occuparsi di salari ingiusti, temo che, più che sul loro eccesso, dovrebbero intervenire sul loro difetto. Qui da noi, è più facile venire sottopagati che coperti d’oro: ma è pur vero che nessun Italiano progetta razzi interstellari. Insomma, è una questione di lana caprina per dirimere la quale ci vorrebbe qualcuno più bravo di me a giudicare di queste cose. Magari, un giudice del Delaware.Pubblicità

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