di CRISTIANO GATTI – Non ho nulla di personale contro il sindaco di Milano, Giuseppe Sala. Anzi: fino a un paio di mesi fa mi sembrava a occhio e croce uno dei migliori nella celebrata Italia dei sindaci, contrapposta all’Italia dell’impaludata politica romana.
Ma poi il Coronavirus.
Vederlo adesso, in queste ore, vestito da sindaco-sceriffo, che proclama in video di aver chiesto misure più severe contro chi esce di casa, hashtag Milanodevefermarsi, sinceramente mi fa molto strano. Mi suona come fuori posto e fuori luogo, per la serie da che pulpito.
Certo è sacrosanto ciò che dice. Ma è come se venisse dalla parte sbagliata. Comunque fuori tempo massimo. Dopo la banda. Ha poca credibilità e ancor meno autorevolezza. Nessuno può guardarlo e ascoltarlo senza pensare allo stesso Sala di un mese fa, quando di fronte agli esempi della Cina, di Codogno, di Vò, di Lodi, lanciava con malinteso senso dell’orgoglio meneghino l’hashtag Milanononsiferma, peraltro subito scimmiottato da una schiera di sindaci replicanti altrettanto incoscienti.
Dice: è giusto che adesso lo faccia, è sbagliato rinfacciargli l’altro Sala, perchè all’inizio tutti hanno sottovalutato. Ma questa è proprio esattamente l’ultima attenuante da concedere. Il così fan tutti, lanciato a suo tempo da Craxi per attenuare la portata delle sue tangenti, in questo caso è un’offesa al ruolo e alla sacralità della buona politica. Un sindaco, comunque un eletto dal popolo, non deve fare come fanno tutti: è messo lì apposta, al di sopra della massa, perchè diriga, guidi, metta in guardia.
Caso Coronavirus: se la gente non capiva, toccava a loro sindaci farla capire. Subitissimo. Se un sindaco dev’essere uno dei tanti che segue l’onda, tanto vale non avere sindaci. Un sindaco, un ministro, una guida al servizio della comunità deve avere una visuale migliore, una marcia in più, un eccesso di attenzione. Altro che tutti hanno sottovalutato. Se è così, loro, i sindaci degli hashtag sbruffoni sono doppiamente colpevoli. Anche perchè tutto possono dire, non che il Covid li abbia colti di sorpresa: Sala e la sua band avevano la Cina, Codogno, Vò, Lodi. Cos’altro serviva, per fare gli sceriffi in tempo utile?
E perchè non si dica che è troppo facile adesso sparare nel mucchio, voglio contrapporre subito un esempio contrario: il tanto deriso e caricaturato governatore della Campania, Vincenzo De Luca. Ha modi e lessico a dir poco singolari, ma di fronte all’esempio della Lombardia e del Veneto non ha lanciato l’hashtag Napoliandiamoalmare. Si è messo sin dal primo minuto in trincea e ha cominciato a sparare minacce adeguate alla folla e alla follia dei suoi amministrati: state a casa o vi sparo col bazooka. Hashtag ilprimochebeccolorovino.
Pittoresco, certo. Ma un hashtag lo voglio lanciare anch’io, doveroso: meglioluideglialtri.
Egr. Direttore – Dott. Cristiano Gatti,
che il “maledetto bastardo” (ho già detto, e perchè, non ne farò il nome) potesse farci cambiare è ormai risaputo.
Ci ha già cambiato, almeno a chi non ha sorteggiato per il camposanto.
Che si arrivasse , addirittura, all’elogio ed encomio pubblici del Governatore della “terronia” (FELTRI/CROZZA dixit, io copio solo) Vincenzo DE LUCA rispetto all’operato – rectius, non operato – del SuperSindacoetantoaltro Giuseppe SALA credo non fosse neppure nell’anticamera del cervello .
Ma questi sono i tempi.
E comunque , se non sbaglio, qualcuno sosteneva che A MALI ESTREMI ESPREMI RIMEDI , o , se si preferisce, IL FINE GIUSTIFICA I MEZZI .
Sempre che , rende bene l’idea un datato motto ciclistico Toscano, non si arrivi…dopo la Misericordia.
Cordiali saluti.
FIORENZO ALESSI
Penso che un sindaco prima di parlare dovrebbe pensare: “cosa direbbe la mia maestra? Mia mamma approverebbe?
I miei vecchi compagni di scuola?” Insomma dovrebbe pensare, confrontarsi con persone valide ed ascoltare qualche suggerimento critico…non sempre alla c…zo.
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