L’ITALIA SFASCIATA CHE SCODELLA IL KILLER CONDOMINIALE

Dopo, siamo bravissimi. Dopo, siamo più rigorosi degli svizzeri. Dopo, spacchiamo il capello in quattro e non perdoniamo niente a nessuno. L’Italia del dopo è integerrima, inflessibile, implacabile.

Dopo che questo Claudio Campiti, completamente fuori di testa, ha ammazzato tre socie del Consorzio Valleverde, stiamo completando un puzzle all’italiana che lascia tutti basiti e indignati. La prima scoperta: questo tizio, non esattamente equilibrato e in pace con se stesso, tant’è vero che i Carabinieri gli negano il porto d’armi (alleluia, per una volta il sistema tiene), questo stesso tizio non esattamente rassicurante si prende la libertà di andare al poligono di tiro, ritirare un’arma e una buona dotazione di proiettili, quindi tornarsene a casa senza neanche passare in pedana per i soliti quattro spari d’allenamento. Io, che non sono pratico del ramo, immagino che nei poligoni in cui girano armi vere aleggi un clima di controllo serrato, assoluto, capillare. A prova di buchi, di omissioni, di furbate. A quanto pare però non è così: non qui, non stavolta. L’ottimo Campiti, senza particolari e sofisticati stratagemmi, è libero di portarsi a casa l’arma e poco tempo dopo di fare il tiro al piccione sugli esseri umani. Dopo – adesso – ci dicono che una rigorosa inchiesta farà luce su leggerezze e omissioni al poligono. Ma che bravi, ma che Paese efficiente. Magari dovremmo pure ringraziare.

Poi c’è il secondo punto. La villa, con molte prese d’aria e altrettanti spifferi, luogo ideale per maturare odio e paranoie, in cui ha vissuto lo stesso Campiti. Basta vedere la foto: un cantiere appena cominciato e ormai già cadente, un pezzo di cantiere al piano terra adibito ad abitazione civile, dove questa definizione va intesa in senso molto lato, giusto per capirci. In questo caso, a me vengono in mente le tortuose procedure e le mille carte che servono solitamente, nell’Italia davvero civile, per ottenere la famosa “Abitabilità”, mito nazional-popolare ben noto in ogni famiglia italiana, perché snodo e svolta che consente di superare tutti gli esami di sicurezza e di igiene, così da mettere finalmente piede in casa propria. Ecco, la domanda: ma com’è possibile, in questa Italia della carta bollata e dei codicilli, che un uomo possa abitare indisturbato in quel tugurio schifoso, senza che mai nessuno si sogni di sloggiarlo e di sigillare il locale, per il bene suo e della collettività?

Dopo – adesso – ci stanno dicendo che anche questo sarà oggetto di una rigorosa indagine. Tutto sarà oggetto di una rigorosa indagine, dopo, in questa Italia catatonica che seppellisce distrattamente i morti e poi si accorge di tutte le magagne.

Ogni volta ci ritroviamo a raccontarci la stessa storia. A scoprirci puntualmente sciatti, faciloni, superficiali, inadempienti. Le storie del degrado e della marginalità montano giorno dopo giorno, ovunque, senza che nessuno, tanto meno chi è pagato per farlo, provi a dare un occhio nei tempi e nei modi giusti, anticipando magari l’epilogo peggiore. Nessuno più ha voglia di fare il proprio dovere, nei poligoni e negli uffici che controllano l'”Abitabilità”, in questi come in tutti gli altri luoghi, perché tutti ormai abbiamo la scusa buona: chi te lo fa fare, tanto in Italia chi fa il proprio dovere si ritrova sempre dalla parte del torto, voltiamoci dall’altra parte e se la vedano loro.

Tre esseri umani morti, che tra parentesi potevano essere molti di più, sono il conto che paghiamo stavolta. In attesa del prossimo. Ma dobbiamo stare sereni, perché dopo tutto sarà chiarito e chi deve pagare pagherà. Certo, questo ci deve bastare.

Sognando ogni notte di svegliarci un giorno, chissà, forse, magari, nel Paese del prima.

Un pensiero su “L’ITALIA SFASCIATA CHE SCODELLA IL KILLER CONDOMINIALE

  1. Cristina Dongiovanni dice:

    Mi viene in mente la mia solita esclamazione canzonatoria quando qualcuno…ops..per pura distrazione, per imprecisione, leggerezza, per fiducia verso qualcun altro, per snobismo, per sciatteria, per ignoranza, per imbecillità, per incapacità, per insensibilità, per tutte le vuote ed incomprensibili ragioni del mondo che fa? Non si rende conto che un meccanismo non funziona più, sia esso una macchina, un ponte, una strada, una comunità, un uomo. E gli altri, a caso, dunque chi ci si trova vicino….ops…perdono la vita. Perdono la vita che stavano vivendo come tutti noi, ignorando come tutti noi che un meccanismo a loro attiguo si è inceppato o sta per farlo.La mia esclamazione parecchio sarcastica ma profondamente amara è “Che cuccioli!” No, non sono cuccioli. Se va bene sono incapaci e lontani dal dolo, se va male sono pure delinquenti. Che possiamo fare? Punire….e torniamo ai controlli e alle normative…alla burocrazia che c’è e non serve a nulla e a quella che manca e servirebbe….alle professionalità inesistenti. Occorre capire meglio come si sta in altri paesi, capirlo veramente, per riuscire ad assorbire in modo adeguato e maturo tutto ciò che non va e confrontarlo con il nostro grado di civiltà e progresso. Che non sono due parole a caso. Almeno per comprendere se si tratta di un cammino il nostro o siamo fermi al palo.

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