L’ITALIA MORALISTA E PALPONA

Morale, moralismo, politicamente corretto, educazione, opportunità, buonsenso, buongusto. Sono i fili invisibili che uniscono la stoffa infeltrita delle molestie a Torino e Rimini, da parte di ballerini e alpini, alla presentazione di Doha Zaghi (in arte Lady Demonique) con “Azione” nella lista “Agenda Como 2030” in corsa per il capoluogo lariano.

Una parola sola le riassume tutte: civiltà. Una risposta sola all’appello: assente.Il nesso degli eventi tra stupore e sconcerto, sta nel fatto che viviamo nello stesso Paese. Siamo tutti qui. L’indignazione accomuna la disorientata confraternita italiana per un alpino ciucco che va oltre la goliardata, si pianta davanti a una donna e le chiede a che ora apre le gambe. La condanna è unanime per il ballerino alterato che tocca il sedere a una ventenne, invitandola a fare la carina con lui. Ma…

Ma Carlo Calenda, leader di “Azione”, si altera invece perché questa Italia perbenista lo ha costretto a depennare dalla lista lariana la sua candidata di punta – della quale lui, immortalato con lei in una foto di marzo, dice oggi di non sapere nemmeno quale fosse il suo mestiere -, appunto quella signora demoniaca che non è né diva né star, ma di professione porno senz’altro. Un dettaglio che era sfuggito ad “Azione”, del resto è normale (spiega Calenda, irritato al cubo, o meglio sul cubo), normalissimo “che una candidatura sfugga quando un movimento cresce in fretta e raccoglie adesioni alla garibaldina”. Probabile quindi, per Calenda, che persino il nostro amato Giuseppe (prima di unire l’Italia) non fosse stato lì a sottilizzare se fra i mille ci fossero fanciulli dai facili costumi. Quando si va di fretta a fare la storia… “Non c’è nulla di male”, ha insistito l’ineffabile Calenda offrendo in regalo un paio di manette rosa agli interlocutori. Per lui, i colpevoli sono i giornalisti: “Sui quotidiani ho trovato più di 30 articoli su questa storiella minore sull’ex candidata dominatrice (testuale, ndr) e nessuno sul nostro piano sul nucleare o sulla sostituzione del gas russo”, ed è un peccato, un vero peccato, perché chissà quale sarebbe potuto essere il contributo della giovane hot sulla realizzazione di questi programmi ambiziosi. Calenda chiude col botto, tutt’altro che metaforico: “Se noi politici siamo decaduti, voi giornalisti vi siete sfracellati contro un muro”, perché “date più spazio alle fruste e alle manette che al nostro centro studi”.

Lei stessa, Doha Zaghi, in arte – giova ricordarlo – Lady Demonique, espertissima di movimenti che crescono in fretta, è confusa, smarrita, infastidita. Svuotata per ciò che avrebbe potuto fare e le impediranno invece di fare per il Lario, l’Italia, l’Europa (“Ma ‘Azione’ si è dimostrata più moralista che europeista”). Piagnucola: “Nello statuto di ‘Azione’ non è previsto che non possano fare politica le persone che hanno avuto a che fare con l’erotico”, chiarendo di “non essere una mistress né tanto meno una scappata di casa”, per la cronaca difesa a spada tratta dall’aspirante sindaco di Como del centrosinistra, Barbara Minghetti. Peccato che poi, su Instagram, compaia mentre – poco vestita con panciotto, minigonna e stivali di pelle, tra attrezzi e catene – sferra un calcione nelle parti basse del bambolotto gonfiabile che raffigura Salvini.

Nonostante il probatorio precedente di Cicciolina, ‘Azione’ si è arresa. Avrete capito che, soppiantando l’imbarazzo con un attacco alla stampa, Calenda e la sua banda garibaldina hanno estromesso la candida Doha dalla lista, così che lei potrà tornare ai suoi di movimenti, alle sue di azioni. Peccato, perché un’occasione politica con tanti vocaboli che si addicono alla sua nobilissima professione, quando le ricapiterà?

Torniamo quindi alla nostra vita italiana di indignazione e sdegno, dove l’uomo non smette di capire quando termina la sbruffoneria e inizia la molestia, esattamente come fanno i politici che continuano ad avere la faccia come quella roba lì, il dazio del popolo. In perenne azione, in perenne movimento di crescita, indistruttibili nonostante – qualche volta a causa – del nostro voto alle urne.

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