E’ morto Emme-Te. Scrivo così per adeguarmi agli acronimi della gentaglia canora contemporanea. Onore alla memoria di Mario Tessuto, voce dolce e sdolcinata dei tempi liceali, la sua Lisa dagli occhi blu scatenava desideri irrefrenabili che, tuttavia, durante le feste in casa, all’apparire della padrona-madre intendo, scemavano nella riverenza.
Mario Buongiovanni, in arte, Tessuto se ne è andato a 81 anni. Veniva da un borgo del casertano, Pignataro Maggiore, era nato il giorno prima dell’armistizio, il 7 settembre del ‘43, in una famiglia di operai. Partì per Milano a cercare la gloria e i soldi del dopoguerra. Lavorava e cantava, lo sentirono quelli del Clan di Celentano e lo misero in circuito, Bongiovanni cambiò il cognome e allestì anche una band dal nome infantile, Mario Tessuto e i Suoi Filati, aggomitolò il complesso e prese ad esibirsi da solo, nel ‘69 uscì il 45 giri che occupò le classifiche per settimane e mesi.
Era garbato e di quella eleganza da spezzato giacca blu e pantaloni beige, ogni tanto si concedeva qualche camicia estrosa ma non era quello il suo vero look, nessun orecchino, niente tatuaggi, molte conquiste perché, non dico fedeli come lo fu in seguito la moglie Donatella, ma bellissime, cotonate e un po’, diciamolo, Lisa, “… ma nei tuoi pensieri oggi non ci sono più, classe seconda B chi avrebbe detto che poi finiva qui, piove silenzio fra noi, vorrei parlarti ma te ne vai..”, ingrata, non sapevi che cosa ti stavi perdendo.
Nei tiggì, notizia, fotografia e il disco che suona. Meravigliosi quegli anni, fino all’apparizione della padrona di casa.