L’IRAN NON CI INTERESSA PIU’, MA LI’ CONTINUANO CON 4 IMPICCATI AL GIORNO

Quattro impiccagioni al giorno. Quattro impiccagioni al giorno per trecentosessantacinque fanno millequattrocentosessanta.

Millequattrocentosessanta esecuzioni all’anno per diffondere il terrore. Non bastassero gli avvelenamenti nelle scuole delle ragazze, gli arresti quotidiani, le delazioni, le torture pubbliche. C’è sempre un buon motivo per dimenticarci dell’Iran e della rivoluzione in corso, sempre. Ci sono motivi oggettivi, sciagure sotto casa o dietro l’angolo, e motivi soggettivi, inammissibili e geografici.

Quando è lontano dagli occhi, anche la rivoluzione è lontano dal cuore. L’informazione non ha mai brillato per costanza in questi mesi e più passa il tempo più si ha la sensazione che in fondo laggiù nulla stia accadendo, che la protesta si sia incagliata, che in fondo sono affari loro e chi se ne importa.

Come ricorda anche il premio Nobel Shirin Ebadi sul “Corriere” invece, la protesta prosegue tumultuosa, contagiosa, pervasiva. Ogni categoria sociale trasmette il contagio, l’operaio allo studente, lo studente all’insegnante, l’insegnante al pensionato e così via. E nel frattempo gli integralisti di meglio non trovano che frantumare il vetro della lapide di Mahsa Amini e avvelenare le studentesse. E impiccare quattro persone al giorno, certo.

La protesta prosegue tumultuosa, contagiosa, pervasiva, non così l’informazione dalle nostre parti, giustamente concentrata sulle disgrazie romagnole, ma anche disgraziatamente incline all’immondizia della giustizia sportiva, alla seriale lottizzazione della RAI, alla reale casa inglese, che sia l’incoronazione o i dolori del giovane Harry.

La protesta in Iran proprio non riesce a conquistarci, è una causa poco affascinante e incomprensibile in fondo. Quella libertà e quel benessere noi ce l’abbiamo da tempo, come si fa ad appassionarsi? Vediamo quel popolo come arretrato, guidato da ottusi e ciechi gerarchi che in fondo gli iraniani si meritano, dimenticandoci che solo pochi decenni fa gli ottusi e i ciechi gerarchi guidavano noi.

Domani, e anche oggi ad ogni modo, saranno quattro le impiccagioni. E poi ancora quattro e quattro ancora.

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