L’IPOCRITA SEGNO ROSSO PER DIFENDERE LE DONNE (SALVO DOLLARI DEL QATAR)

Ogni due per tre quelli del football si lavano la coscienza: si inginocchiano, indossano la maglietta della pace, osservano qualche secondo di silenzio, fanno il segno della croce, pregano alzando le braccia al cielo.

In questo ultimo week end sono scesi in campo, tutti, calciatori, allenatori, arbitri, con un tocco di rosso sulla guancia, segno ella violenza subìta dalle donne in tutto il mondo e contro la quale è doveroso combattere sempre, dovunque.

Un buon esempio di partecipazione, ma poi? Poi la Federcalcio e la Lega di serie A si riuniscono e dove vanno a giocare la Supercoppa italiana? In quelle terre dove il segno rosso sulle guance è nascosto dal burqa, dalla repressione, dalla lapidazione, dal carcere, dalla tortura, dalla morte.

Ipocriti con la faccia di bronzo, sepolcri imbiancati di un mondo ammantato di onestà e di lealtà quasi esclusive. Dante li collocò nella sesta bolgia dell’Inferno, da noi, invece, vivono nel paradiso tra cortigiani e fiancheggiatori.

Un tocco di rosso sulla gota, come un Rosa Chemical qualunque, così le donne si sentono infine protette. Mani sui testicoli, sputo sull’erba e palla al centro. Si gioca.

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