Il particolare sconvolgente, secondo quanto da lui scritto in una missiva alla Presidente del Consiglio affinché il nostro paese sostenga la sua difesa, è che durante il festino lui non si trovava a Cuba ma in Italia. Ha recuperato i suoi documenti di viaggio che attestebbero come egli fosse giunto all’Avana ben 11 giorni dopo i fatti. Durante il processo sommario in cui fu condannato, non poté disporre di un avvocato né presentare alcuna documentazione. Ora, secondo le leggi cubane, scontata metà della pena, potrebbe ottenere l’espulsione e il rientro in patria. Furono condannati anche altri due italiani, uno dei quali già rimpatriato per problemi di salute. Pini si è proclamato sin dall’inizio innocente ed è certo di poter dimostrare la sua totale estraneità ai fatti. Infatti, grazie ad una riforma delle leggi cubane del 2022, ora è in grado di accedere ai suoi dati personali, inclusa la documentazione che attesterebbe che lui si trovava a Firenze al momento dei tragico festino. Chiede, almeno, di poter scontare in Italia gli anni di pena rimanenti.
Sono ben 2600 gli italiani detenuti nelle carceri straniere, ovviamente con pene diverse e in condizioni strutturali che dipendono dalle peculiari caratteristiche dello Stato in cui si trovano. Lo scorso anno, con il rilievo dato ai casi di Chico Forti e di Ilaria Salis, molti promisero impegno per migliorare le condizioni dei detenuti italiani all’estero. Ma, nonostante le promesse di garantismo di politici e opinionisti, poco è stato fatto e molto c’è da fare anche in questo particolare settore, che comunque coinvolge migliaia di connazionali.