L’INSOPPORTABILE SCANDALO DI PAGARE I PROF NOVAX PER NON FARE NULLA

La scuola è quella cosa in cui tutti, prima o poi, inscenano una rivolta: bidelli, studenti, insegnanti e perfino presidi. Poi, come ben sapete, non cambia mai nulla: le cose continuano placidamente ad andare nel solito modo, catastrofico ed immutabile. Si tratta di rivolte da burletta: buone per fare scrivere qualche articolo al cronista di turno. Rivolte per i concorsi, per gli stipendi, per la didattica a distanza: e i concorsi rimangono una buffonata, gli stipendi un’elemosina e la didattica a distanza un’utopia sbilenca.

Così va la scuola. Ma non è che fuori le cose vadano tanto meglio. Prendiamo il greenpass. A me personalmente ha rovinato la vita, pur essendo vaccinatissimo e greenpassatissimo. Ma, adesso, salta fuori quest’ultima trovata della riammissione in servizio dei docenti privi di certificazione verde, che tornano a scuola, ma non possono entrare in classe a far lezione. Il che, se non fosse vero, sembrerebbe uno stralcio di “Comma 22” o di “Le leggi di Murphy”: la decisione è di una tale monumentale idiozia da sembrare partorita da Cacasenno redivivo.

Infatti, perfino i dirigenti scolastici, che sono categoria che non brilla né per acutezza né per coraggio, sono insorti, dichiarando che, in questo modo, la gente viene pagata per non fare nulla. Il che è pura verità: i reprobi redenti passeranno ore ed ore, in sala professori o davanti alle macchinette del caffè, a lamentarsi della scuola, del governo e di tutto il resto della loro ingrata vita. Ma non potranno fare quello per cui li paghiamo, ovvero insegnare qualcosa a qualcuno.

Oddio, in molti casi non è che la solfa cambierà granchè, anzi: qualche volta la mancata lezione sarà un bene ed un sollievo. Tuttavia, che il soggetto sia il più colossale fannullone dell’universo o che sia un incrocio virtuoso tra Stakanov ed Einstein, rimane il fatto che lo si retribuisce per grattarsi la pera. La qual cosa, se permettete, oltre che insensata, è una formidabile presa per i fondelli nei confronti del contribuente, che rimette il proprio denaro allo Stato, sperando che lo usi al meglio e non che lo sperperi in banchi a rotelle o stipendi a chi non lavora.

Per quale sconclusionato ragionamento un insegnante viene riammesso in servizio, se, in pratica, non c’è nessun servizio che possa compiere, salvo contribuire al riscaldamento delle sedie? E il greenpass cosa dovrebbe dimostrare, tutelare, vincolare? Il professor Lo Pesce, precario di filosofia, è persona rispettabilissima e asettica, quando frequenta il bar della scuola o la sala insegnanti, e diventa un temibile untore in classe? Sono più a rischio i ragazzini degli adulti? La scienza ci dice l’esatto contrario. Veramente, ci dice anche che le mascherine non FFP2 non servono a un tubo: eppure, le scuole le hanno distribuite per mesi ai professori. E tutto va così: dalle regole draconiane sui Frecciarossa, puntualmente disattese, fino ai ristoranti dove ti domandano: lei ha il greenpass, vero?

E, poi, c’è la stampa: quella che si dimentica del Covid quando ha di che riempire le prime pagine, salvo lanciare campagne terroristiche per qualche caso in più, qui e là, se fa comodo alle vendite.

Insomma, c’è una tragedia, una tragedia vera, che si sta trasformando in una grottesca pochade. Così, tra vite rovinate e Diktat ignorati, tra chiacchiere e distintivi a gogo, i presidi si ribellano. Avrebbero anche ragione, questa volta, ma, conoscendo loro e, soprattutto, conoscendo noi, m’immagino la reazione della gente comune: sai che paura!

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