L’INFERNO COVID NEL PARADISO DI IBIZA

di LUCA SERAFINI – L’arcipelago felice adesso sgrana gli occhi e trema: le isole Baleari, che per molti mesi del 2020 avevano registrato poco meno della metà dei contagiati rispetto alla percentuale nazionale spagnola (4,40 contro l’8,90%) e in generale erano tra i luoghi al mondo meno colpiti dal Coronavirus in termini di contagi e decessi, hanno subìto un picco preoccupante dopo le feste natalizie, in particolare nell’ultima settimana. Il quotidiano “El Paìs” rivela di una situazione fuori controllo: a Maiorca il 49% dei contagiati è ricoverato in terapia intensiva.

Se da una parte è vero che gli spostamenti – per lo più in territorio iberico – tra Natale e l’Epifania possono aver contribuito in maniera significativa all’estensione della pandemia, dall’altra sono aumentati i tamponi gratuiti. L’allarme rosso è scattato anche a Ibiza in queste ore, con il decesso di un trentenne nell’ospedale di Can Misses, dopo che il numero dei contagiati è schizzato a 400 in un solo giorno: attualmente i casi attivi sfiorano le 3000 unità.

Sono scattate da giorni (fino a fine mese) restrizioni drastiche che prevedono coprifuoco per tutti alle 22, apertura di soli supermercati, farmacie e negozi di abbigliamento, spostamenti solo per accertati motivi di salute o di lavoro. Nei grandi centri di utensileria, materiale edile, forniture domestiche e per attività commerciali, le code si fanno esclusivamente all’esterno dei capannoni, dove pure vengono evasi gli ordini: arriva il commesso, annota le richieste sul palmare e torna poco (o molto) dopo con i prodotti.
I residenti italiani (l’etnia più numerosa, seguita da tedeschi, francesi e olandesi, in tutto circa un quarto della popolazione), in particolare i gestori di attività, sono in ginocchio e molti hanno chiuso baracca.
A Ibiza in settimana un lunghissimo corteo di esercenti (di tutte le nazionalità, compresi gli spagnoli) ha protestato attraversando il centro della città, suonando i clacson delle circa 150 automobili in corteo ed esibendo cartelli contro il governo locale. La recentissima ABRE (Asociaciòn Bar y Resaturantes Eivissa) chiede aiuti immediati tra i 3000 e i 12000 euro per la categoria. “Non si discutono le restrizioni”, ci ha detto un esercente italiano al telefono, “ma l’assoluta mancanza di aiuti o agevolazioni da parte dello Stato. Non solo non vengono soppresse o prorogate le scadenze fiscali, ma addirittura da gennaio sono aumentati luce e gas tra il 5 e il 10%. Noi con quel poco movimento di clientela locale e con il delivery, siamo riusciti a salvare le penne fino a novembre, ma adesso la situazione è disastrosa, senza entrate e carichi di spese fisse. Sono stato personalmente in una delle vie più importanti del centro, Calle de mig (“Strada di mezzo”), parallela al vecchio porto, e sulle saracinesche ho contato 62 cartelli di cessione di attività. E’ una via di 500 metri, non di più”.

Il viceconsole italiano di Ibiza e Formentera, Lanfranco Fabbro, che vive alle Baleari da più di 30 anni, fa un riassunto realista della situazione: “Al momento non mi risulta che abbiano chiuso i battenti più esercenti rispetto al solito. Tieni presente che in condizioni normali, il 70% degli italiani che avviano un’attività a Ibiza e Formentera falliscono già il primo anno, molti dei quali senza nemmeno arrivare a fine stagione. Troppa improvvisazione, troppo pressapochismo. Quelli che fanno le cose per bene adesso sono in vacanza, come sempre tra gennaio e febbraio. Non discuto le ragioni dei manifestanti di questi giorni, è vero però che troppa gente a Ibiza si è comportata in maniera irresponsabile in questo periodo: le feste in villa sono state numerosissime, per esempio, dunque le restrizioni drastiche erano inevitabili. I numeri stanno diventando molto, molto preoccupanti”.

Segnaliamo un sito costantemente aggiornato sulla situazione Covid nelle isole dove vivono più di 20.000 italiani, circa 6.000 tra Ibiza e Formentera: “yourformentera.es”.

Nel frattempo il Covid si è portato via un pezzo della storia mondana di quest’isola tanto cara agli italiani. Durante le Feste, a San Paolo è morto Brasilio De Oliveira, 74 anni, fondatore della festa gay più famosa del mondo (“La Troya”), che per decenni ha attirato decine di migliaia di persone, migrando tra i locali notturni più famosi: Ku, Privilege, Amnesia, Space, Pacha, Hearth. De Oliveira era stato anche il mattatore del famosissimo “Diva” di Roma, nei pressi di via Veneto.

 

 

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