LICEO DI SOLI 4 ANNI, AVANTI VERSO IL BARATRO

Può essere che il sonno della ragione generi mostri, come postulava il Goya, un paio di secoli fa: per certo, il sonno del buonsenso genera idiozie: e di questo fenomeno abbiamo manifestazioni patenti e quotidiane.

E’ recentissima la notizia dei millequattrocento e passa bocciati, contro soli ottantotto promossi, all’ultimo concorso per magistrati: il motivo della spaventosa falcidie è che i respinti non erano capaci di scrivere in italiano. E’ altrettanto recente l’altra notizia, che riguarda il lancio, per mille classi, del progetto di liceo quadriennale, fortemente voluta dal Ministero e salutata con entusiasmo dall’esercito di sicofanti e tricoteuses che, ormai, fiancheggia ogni magistrale scempiaggine che di lì provenga.

Voi mi direte: si, vabbè, ma qual è il nesso? Il nesso è il buonsenso, appunto: buonsenso che latita, nei cervelli dei mastri pensatori che decidono della scuola italiana. Voglio dire: possibile che un episodio di semianalfabetismo conclamato, come la bocciatura di mille e più laureati e aspiranti giudici, per incapacità grammaticali e sintattiche, non dica nulla? Chessò, un dubbio sull’efficacia del nostro sistema educativo, un pensierino molesto circa l’inadeguatezza della scuola italiana? Macchè: più si precipita a rotta di collo e più i pazzi che dirigono la pubblica istruzione ingranano la quinta e schiacciano il pedale!

E l’ultimo disastro, in ordine di tempo, è questa baggianata del liceo quadriennale: mille classi, per la verità, non solo liceali, che sperimenteranno un curricolo compresso, per fare arrivare i giovani all’università a diciott’anni, invece che a diciannove. Il che, considerando che un diciottenne odierno ha la maturità e la preparazione culturale di un ottenne del 1960, è veramente una fesseria sesquipedale. Non ci credete? Andatevi a vedere il problemino di fisica dell’esame di quinta elementare dell’onorevole Peppone, nel celebre film. Questi pupi, tirati su a Invalsi e smartphone, spesso non sanno neppure allacciarsi le scarpe: altro che misurarsi con l’università. A meno che non si parli di un’università ad hoc: debitamente catastrofizzata, per allinearsi al delirio formativo in atto.

Perché lo scopo dovrebbe essere quello di far crescere bravi studenti e buoni cittadini, quale che sia il tempo necessario: non sfornare fessacchiotti il prima possibile, per essere al passo con non si capisce bene quale competizione europea.

Non a caso, infatti, il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione si è detto contrario al progetto. Ma la combo formidabile, Ministero e Invalsi, ossia i principali colpevoli del disastro, per cui gli aspiranti magistrati scrivono “l’hanno scorso”, vola troppo alto, con le sue farneticazioni pseudo scientifiche, per occuparsi di una realtà fenomenica in cui un laureato non conosca l’uso dei modi verbali.

Così, vai con le classi partecipate (?), con quella boiata del CLIL, che è una vera truffa messa in atto da finti anglofoni che insegnano a colpi di web, con la curvatura dei programmi, con gli insegnamenti opzionali, coi progetti, con l’alternanza. Ossia con tutto tranne che con quello di cui questa scuola inefficace e inesistente ha un disperato bisogno: i contenuti. Curvare la schiena, non i programmi: tornare alla faticosa prassi dell’applicazione, della severità, dello studio, al posto di questo carnevale. E, che duri quattro anni, cinque o sei, un carnevale sarà sempre e solo un carnevale: una parodia in maschera del mondo reale. Esattamente come questa scuola pazzesca, che, una trovata dopo l’altra, sta cancellando la nostra cultura.

Io ne scrissi vent’anni fa: Mastrocola e Ricolfi pare che, alla fine, ci siano arrivati. Confido che, tra qualche decennio, tutti quanti o quasi si accorgeranno della catastrofe. Temo, però, che sarebbe troppo tardi: qualcuno dovrebbe fermare adesso questi incoscienti. Ma chi?

Un pensiero su “LICEO DI SOLI 4 ANNI, AVANTI VERSO IL BARATRO

  1. Fiorenzo Alessi dice:

    Egr. Marco Cimmino,
    plaudo , e sottoscrivo integralmente. Non c’è nulla da aggiungere, o togliere.
    E , sempre, viva i Carabinieri : com’è noto , almeno uno sapeva leggere e l’altro scrivere.
    Cordialmente.
    Fiorenzo Alessi

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