LETTERE A MANCINI – 7

di CRISTIANO GATTI – Caro ct Mancini, diciamolo pure in modo debitamente bastardo: poche nazionali ci hanno regalato una gioia così raffinata e sublime, cioè l’idea di accompagnare alla porta l’Inghilterra che già ha scelto di andarsene dall’Europa. Che se ne vada dall’Europa senza portarsi dietro l’Europeo è il risultato più eclatante della nostra spedizione. Il resto a seguire.

Dopo tutto, in questo genere di competizioni conta solo il risultato. Quello prendiamo, assieme alla fama di imbattibili che ormai vi siete fatti con l’interminabile serie di risultati positivi. Conta solo vincere, conta chi si prende il trofeo. E i discorsi sarebbero subito chiusi così.

Succede invece che adesso, nell’ebbrezza collettiva del momento, girino giudizi tecnici e chiose universali sinceramente ipertrofici. Come sempre, la società civile vuole caricare sopra una vittoria sportiva tutto il peso che le riesce, il più vasto e il più ingombrante possibile. A sorpresa, si fa viva addirittura la Conferenza Episcopale Italiana, scamiciata come una cellula ultrà, con parole come queste: “Dietro questa squadra, un intero Paese che non molla mai, che non si rassegna, che trova sempre energie nuove per esprimere coraggio! Grazie a mister Mancini e alla nazionale di calcio!”.

Sinceramente: tirare simili conclusioni sull’Italia nazione sa di sbarellamento totale. Io mi sono anche un po’ stufato, come italiano, di associare la nazione alla nazionale in tutto e per tutto, ovviamente solo quando vince. A Wembley io ho visto più che altro un grande portiere che para benissimo i rigori, per fortuna il nostro. Ma sì, non ho nessuna remora a raccontare come sono andate effettivamente le cose: finale penosa, Inghilterra scarsissima, Italia neanche tanto meglio, e poi ancora una volta la roulette russa dei rigori. E lì, senza tanta fortuna, l’abilità eccezionale di Donnarumma. Questi sono i fatti. Una grande portiere ci ha consegnato il trofeo, il resto è mitomania (non devo essere l’unico a pensarla così, se l’hanno eletto miglior giocatore di questi Europei, il che tra parentesi dice bene il livello qualitativo della competizione).

In ogni caso, vorrei capire: se con questa vittoria così rocambolesca, legata a un rigore in più o in meno, diciamo che l’Italia ha dimostrato carattere e temperamento da Paese eccelso, in caso di un rigore a vantaggio degli inglesi cosa avremmo dovuto concludere, che l’Italia si sfalda come yogurt davanti alle prime difficoltà?

Non ci sto, diceva Scalfaro. Non ci sto neppure io, che non sono presidente, ma che sono pur sempre italiano: non ci sto a dire questa raffica di banalità e di fesserie, tirando conclusioni cosmiche su un rigore in più o in meno. Se c’è un esito stupido e ballerino di grandi competizioni è proprio questo dei rigori: un sacco di volte – come noi con la Francia ai Mondiali del 2006 – vincono proprio quelli che la partita l’hanno subita (io mi schiero: tutta la vita il golden-gol). E noi su un esito del genere dovremmo star qui adesso a fare i narcisi, con lo story telling dell’Italia che reagisce, che dà il meglio di sè nelle difficoltà, che rinasce e riparte dopo i periodi bui, eccetera eccetera.

Ma siamo seri: diciamo un grazie grosso come un Colosseo a Donnarumma e finiamola lì con la retorica egocentrica. Di questa retorica abbiamo fatto il pieno, negli ultimi tempi. Ci abbiamo sguazzato come in un brodo primordiale. Una settimana a ciglio umido per la Carrà regina e sovrana d’Italia, ora a clacson spianati per la nazionale più bella degli ultimi 50 anni (copyright Sconcerti).

A un certo punto, però, mettiamoci un punto. Prima o poi bisognerà tornare a guardarci in giro e a realizzare che non siamo poi così primi della classe. Da giorni e giorni ci stiamo ammucchiando ovunque, in tutti i modi, dalle città italiane fino a Londra: finito il fracasso, converrà fare le persone serie, per non giocarci da capo l’Europeo delle terapie intensive.

Lo so, risulto guastafeste e malmostoso. Ma visto che non lo dice più nemmeno il presidente della Repubblica, pure lui accatastato nella bolgia di Wembley, proprio là dove Draghi non voleva si giocasse, qualcuno deve pur dirlo. Scusandomi per il disturbo.

LETTERE A MANCINI – 1

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