LETTA E’ PARTITO BENISSIMO (PER LE DESTRE)

di GIORGIO GANDOLA – L’avevamo lasciato mentre recitava allo specchio “I have a dream” come il suo guru di riferimento Walter Veltroni. Nella sinistra marziana (più che marxiana) c’è sempre un po’ di Martin Luther King, purtroppo usato come le salse sul pesce: per coprire l’odore.

Lo avevamo lasciato, Enrico Letta, mentre elencava le priorità del Paese in piena pandemia: jus soli e voto ai sedicenni. Enunciazioni che il nostro Doge, Ario Gervasutti, aveva elegantemente definito “battaglie identitarie”. E come tali legittime per creare il collante politico nel Pd delle sette correnti.

Qualcuno ha applaudito Letta, qualche altro ha commentato: “Vabbé, è arrivato lui”. Tutti allineati. La falange è durata tre giorni perché oggi nel vascello rosso si litiga esattamente come ai tempi di Zingaretti. A conferma che l’identità del partito di riferimento della gauche sono le poltrone più che le idee, ecco le due nuove priorità del segretario calato da Parigi, forse più avvezzo alle mollezze del Café de Flore che alle durezze del Nazareno: parità di genere (sacrosanta nel mondo occidentale), quindi ruoli interni alle donne da subito.

Si è scatenato l’inferno. Per un motivo molto semplice: fino a quando si tratta di enunciare principi nel Pd sono campioni del mondo dai tempi di Engels. Ma quando si devono mettere in pratica, ecco che scoppia la guerra totale-globale. Sotti-Letta, come lo chiama Dagospia, ha deciso di dare immediatamente la sterzata femminista nominando Irene Tinagli vicesegretaria del partito con Peppe Provenzano, più Anna Ascani e Debora Serracchiani vicepresidenti (ruoli di facciata).

Oggi nella segreteria nazionale ci sono otto maschi e otto femmine su temi stupendi quanto volatili. Antonio Nicita alla Resilienza si chiede tutte le mattine cosa deve fare. Si avvertono i mugugni dei silurati in un partito nato ferocemente maschilista, ma passi. I dolori sono cominciati in Parlamento dove, sia al Senato sia alla Camera, i capigruppo sono uomini e dovrebbero essere sostituiti da Madia o Rotta, Pinotti o Malpezzi (favorita).

Mentre il mite Delrio a Montecitorio si è limitato a protestare facendo un passo di lato (la sua corrente si chiama non a caso francescana per differenziarsi da quella di Franceschini), Marcucci si è barricato a Palazzo Madama. “Finora ho fatto bene, ho cucito l’alleanza con il Movimento 5Stelle”, rivendica affranto. “Non meritavo tutto questo. Allora si smetta anche di avere segretari uomini, Letta ne prenda atto”. Praticamente gli chiede di dimettersi dopo dieci giorni.

Il segretario freme, non pensava di trovare ostacoli e sa che la partita sarà durissima perché Marcucci controlla 24 senatori su 36. E qui si innesta un altro virus: nella sua corrente Base riformista si sono convinti che il tenero Enrico si sia inventato la rivoluzione di genere per far fuori proprio loro. Non c’è intervista nella quale i Br (l’acronimo più agghiacciante nella storia della sinistra) non siano chiamati con un certo disprezzo “ex renziani”. Come se nel vecchio Pci i miglioristi venissero definiti “ex craxiani”. Siamo già ai materassi. Mi scuso per avervi ammorbato con i dettagli, ma in questo caso fotografano il caos meglio di dieci commenti.

Morale: mentre l’Italia si dibatte come un tonno nella terza ondata del virus, nel caos vaccinale e nella feroce crisi economica, il Pd litiga per i posti al sole. Con un’aggravante: i piani dei vaccini non si improvvisano e Draghi sta cercando di tappare le falle di un governo che aveva nel Pd il pilastro più solido. In tutta Europa il piano vaccinale era stato preparato, pur con scarsi risultati, in autunno. Proprio mentre Conte si godeva i successi degli Stati Generali, Speranza scriveva libri e Arcuri era concentrato sui banchi a rotelle.

“Il partito deve diventare la forza motrice del progressismo in Europa e fare sua la battaglia della Next Generation Eu permanente”, dipinge scenari astratti il Letta, mentre dietro di lui volano le sedie.

In attesa che torni sulla Terra e faccia sapere ai suoi elettori qualcosa di concreto, si può notare come stia elaborando involontariamente la più geniale campagna elettorale per Salvini, la Meloni e Berlusconi. Un suicidio perfetto, e pure gratis.

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