“Hard to believe”, l’ha incalzata l’intervistatrice subito dopo l’impresa. Difficile da credere. No, si è sbagliata: impossibile da pensare.
Inizia con la J ma non quella di Jannik: è Jasmine Paolini, piccola gigantesca tennista di Bagni di Lucca, prima italiana della storia ad arrivare alla semifinale di Wimbledon.
Perché impossibile? Non aveva mai vinto una partita sull’erba prima di arrivare a questa edizione del più bel torneo del mondo. Aveva perso 3 volte in 9 mesi contro l’avversaria americana, una Emma Navarro annichilita, smarrita, impotente, frullata via 6-2 6-1 in un lampo, sballottata qua e là ora da un bolide, ora da una palla corta, ora da un lungolinea della toscana scatenata.
Neanche un’ora dopo il crollo di Sinner contro Medvedev, forse anche limitato da un subdolo mal di testa a metà delle quasi 4 ore di gara, il capogiro lo ha fatto venire a noi questa piccola gigantesca indemoniata che è un piacere per gli occhi, grazie ai suoi colpi, alla sua forza, alla sua grinta, al suo coraggio. Al suo sorriso da bambola assassina che ha finito con il coinvolgere il pubblico (che parteggiava per la Navarro).
Grazie a lei, nonostante Sinner, l’Italia del tennis ha fatto un altro balzo esaltante nella storia. Se vi piace lo sport, se vi diverte questo sport, non perdetevi la prossima partita di Jasmine Paolini: vada come vada, abbiamo trovato un altro talento diverso, agli antipodi di Jannik non solo per il sesso, che lo ricorda solo per un vigore mentale stagno. Minuta, muscolosa, una grinta severa, saltella da una parte all’altra scaricando palle di fuoco al di là della rete. Uno spettacolo.
Grande, piccola Jasmine: ci hai fatto dimenticare Jannik in meno di un’ora e mezza, e non è affatto una colpa.