Alla fine, proprio sul finire, quando la fine è più fine, ecco la polemica, non nuova, ma trita e ritrita, sollevata dalle donne che si lamentano ancora una volta della mancanza di donne nella “top five” del Festival di Sanremo.
Premesso che sono tra quelli che ci sono rimasti non male, ma malissimo per la sonora sconfitta di Giorgia, che io avrei voluto vincitrice, e che nessuno, proprio nessuno si è filato Joan Thiele che non ha avuto la minima Eco, invito le donne a fare anche un sommesso esame di coscienza. Le donne non vincono perché le donne guardano gli uomini, ascoltano gli uomini, sono sognanti per gli uomini e vanno in brodo di giuggiole per Achille Lauro, Olly e Tony Effe, Fedez o Gabbani, Irama Rkomi o i Kolors. Non ho nominato Lucio Corsi per non toccare la suscettibilità di Topo Gigio, e nemmeno Willie Peyote perché ci crederebbe.
È un po’ come le donne che giocano a pallone e si lamentano perché pochi se le filano. Io so di cosa sto parlando, perché le seguo, mi piace vedere le loro partite, ma di donne sugli spalti poche pochissime. Come del resto al Giro ciclistico d’Italia femminile.
Quindi, tornando alla mancanza del gentil sesso tra le prime cinque, se le donne sono poco considerate è perché le prime a considerare poco le donne sono proprio loro: le donne. Se avessero disperso meno voti, tra bonazzi trucidi e maranza, forse la mia Giorgia avrebbe vinto. Ma è troppo poco divina, e quel che non è tollerabile, quando canta dal vivo è come se cantasse in play-back: inaccettabile.
Però l’anno scorso ha vinto Angelina Mango.