LE DISCESE ARDITE DEI MONOPATTINI, PER STRADA E IN BORSA

di PIER AUGUSTO STAGI – Non si tratta solo di mobilità stradale, ma anche di qualcosa d’altro. In equilibrio non solo sui monopattini che stanno conquistando il mondo, ma anche in materia contabile. Questo è almeno quanto sostiene “Domani”, con un pezzo molto argomentato a firma Andrea Malan. Già il titolo è tutto un programma: “Il grande bluff del monopattino”. E poi via nel racconto sul re del monopattino: Salvatore Palella, che è riuscito il 13 agosto scorso a quotare la sua Helbiz alla Borsa americana, attraverso una fusione con la Spac Greenvision Acquisition.

Questa l’istruttiva analisi:

«Il primo sbarco sul mercato americano di un’azienda della micromobilità in sharing – scrive Malan -. I fiumi d’inchiostro e di bit sui media nostrani hanno elogiato l’imprenditore siciliano come un novello Elon Musk. Ma i documenti depositati presso la Sec e i bilanci aziendali di Helbiz raccontano un’altra storia e non cancellano i dubbi su una carriera di molte ombre e poche luci, e costruita più sul marketing di sé stesso che sui successi nel business».

Malan descrive la carriera del 34enne imprenditore nato ad Acireale e domiciliato a New York con dovizia di particolari. «Viene da una famiglia di commercianti in ortofrutta. Nel 2010, a 23 anni, fonda la Witamine srl, cui l’azienda di famiglia Palella srl vende per 90mila euro una piccola attività di distributori di spremute d’arancia; nel 2012 la Witamine porta i libri in tribunale dopo un sequestro di attività, poi revocato, legato al coinvolgimento dell’azienda in un’operazione antimafia della Dia di Milano».

E ancora: «Subito dopo Witamine, Palella nel 2013 si offre di comprare la squadra di calcio della città natale Acireale e promette l’arrivo di (ex) campioni come David Suazo. Con quali soldi? Mistero. Ma l’avventura calcistica finisce dopo sei mesi, tra le accuse dei calciatori che non venivano pagati e l’ira del figlio di un boss mafioso coinvolto nelle trattative per la compravendita del marchio della squadra».

Dopo qualche anno ritroviamo Palella negli Usa dove si dà parecchio da fare, fino ad arrivare appunto allo sbarco al Nasdaq di Helbiz, società attiva nella mobilità condivisa, un business cominciato appena due anni fa e presenti sulle strade di città come Roma, Milano e Torino. «Il debutto al Nasdaq è avvenuto venerdì 13 agosto con la rituale cerimonia della campanella – racconta Malan -. Nonostante le molte celebrazioni in patria, le cose non sono filate del tutto lisce: quasi tutti gli investitori di Greenvision sono fuggiti rispetto alla prospettiva della fusione con Helbiz». E poi via con tutta una serie di considerazioni tecniche, fatte di “scatole finanziarie” quotate che raccolgono fondi da investitori; «tali scatole, come Greenvision, cercano società alla ricerca di una scorciatoia verso la Borsa. Quando il matrimonio va in porto, le aziende come Helbiz guadagnano la quotazione e i capitali portati dagli investitori, mentre chi ha investito rivende i titoli, se va bene, con una plusvalenza».

Nel caso della società di Palella, su un totale di 59 milioni di dollari di capitale inizialmente sottoscritto dai soci Greenvision, oltre il 94 per cento ha esercitato il diritto di recesso e si è fatto rimborsare le quote prima della fusione. Invece dei 50 milioni di dollari previsti, Helbiz ha così raccolto poco più di tre milioni, che non basterebbero neppure a coprire i 6,5 milioni di costi della quotazione.

«Se Helbiz non è finita sott’acqua già il primo giorno è grazie a un’iniezione di fondi da parte di un gruppo di investitori privati, detta Pipe (Private investment in public equity) – precisa Malan -. Ma anche qui le cose non sono andate come sperato: dalla Pipe dovevano arrivare “almeno 30 milioni di dollari”. Ne sono arrivati solo 21,5, al netto della restituzione di un precedente prestito».

Quindi? «La fuga degli investitori Greenvision fa sì che il flottante di Helbiz, il numero di azioni negoziabili sul mercato, non raggiunga il livello richiesto per la quotazione sul Nasdaq; la borsa ha quindi pubblicato la “lettera di delisting” che prevede la cancellazione di Helbiz dal listino. La società afferma che la lettera è solo un passo formale e che la cancellazione verrà evitata registrando pubblicamente anche le azioni sottoscritte nel citato collocamento privato», scrive “Domani”.

Intanto i monopattini Helbiz sfrecciano veloci in ogni città, incuranti di ogni regola e rispetto del codice della strada, anche perché al momento nessuno è in grado di regolamentarli. Il monopattino è privo di targa, e chi fruisce del servizio può farlo liberamente senza casco e protezioni. Sfreccia veloce come vuole e dove vuole, sui marciapiedi e contromano. Sembra quasi il simbolo di un nuovo modo di vivere e di pensare, anche se qualcuno – vedi i colleghi di “Domani” – comincia a chiedersi non tanto dove vadano questi monopattini, ma da dove provengano.

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