LE BATTAGLIE IDEALI DIPENDONO DA QUALE SPONSOR

di LUCA SERAFINI – “Por lo spago baila el mono”, per i soldi balla la scimmia. E’ un proverbio argentino, ispirato dai vagabondi che chiedono l’elemosina agli angoli delle strade suonando l’organetto, e dalla loro scimmietta, che per danzare non ha bisogno di sentire la prima nota del padrone: basta il tintinnio di una moneta nel bicchiere di metallo e lei già prende a muoversi.

Il nonno Abramo (“Qualcosa sui Lehman”, Stefano Massini) che vende mucche e pollame in Baviera, scrive al nipote Dawid: “I veri affari non si fanno con i ragionamenti, ma con gli occhi, le mani e il naso”.

Ricorda un po’ la storia del mono che baila por lo spago… La retorica è insorta contro Cristiano Ronaldo e Paul Pogba, i quali non sono esattamente scimmiette, ma vere e proprie aziende che fatturano milioni e milioni ogni anno. Grazie ai contratti con i club, ma pure agli sponsor personali.

Alla vigilia di Portogallo-Ungheria, CR7 si siede al tavolo della conferenza stampa, sposta le bottigliette della Coca-Cola (sponsor di Euro 2020) e sospira, con malcelato disprezzo: “Coca-Cola… Acqua, si beve: acqua”.

E’ un salutista, rimprovera anche il figlio quando beve bollicine.

Subito dopo Francia-Germania, Pogba si siede al tavolo della conferenza stampa, sposta la bottiglia della birra Heineken (altro sponsor di Euro 2020) e scuote la testa. E’ musulmano, l’alcol è proibito, sebbene non sia certo che abbia rifiutato il premio che la stessa Heineken ha istituito per il miglior giocatore della partita, nel caso specifico proprio Pogba.

Quando insorge la retorica, il mio primo istinto è sempre quello di alzarmi e andare via, dopo di che per fortuna prevalgono la curiosità e l’approfondimento per natura e per mestiere. Tanto più che se esiste una categoria che quando c’è da arraffare un gadget, uno sconto, un regalo, un omaggio, è sempre lesta, be’… in generale è proprio quella dei giornalisti, gli ultimi che sul tema potrebbero dare lezioni, esclusi i colleghi in grado di esibire una fedina immacolata certificata, sul tema.

Viene naturale, sinceramente, scuotere il capo di fronte ai gesti – quello di Ronaldo poco elegante, a prescindere – delle due aziende, pardon campioni che ne sono stati autori. Fanno parte di un circo miliardario sorretto dagli sponsor e dalle tv, perché disprezzare? Non si parla di armi o di scommesse, ma di marchi che inondano il mondo di pubblicità, legale fino a prova contraria.

Esiste però il diritto ed è quello individuale, il diritto sacrosanto della persona: tu sei lo sponsor della manifestazione, non il mio personale. Posso volere che il tuo marchio sia distante dal mio volto se non mi paghi, il salutismo e la religione inizialmente non c’entrano affatto. Bene, possono ribattere, non siamo il tuo sponsor personale, ma paghiamo la tua Nazionale che divide i proventi con l’Uefa. Le Nazionali pagano i loro giocatori con i gettoni, però, non con i contratti. E’ la legge, è la regola, è la norma: l’indignazione è veramente un po’ retorica. Come al solito, siamo portati a fare prediche dimenticando che quando diatribe e polemiche riguardano il calcio, tutte le componenti in causa sono ricche, non ci sono poveri: multinazionali, Uefa, club, calciatori…

I contratti di sponsorizzazione riguardano cartellonistica, marchi ufficiali, spot, backdrop e tutte quelle svariate forme tradizionali e istituzionali previste da questa attività. Qui stiamo parlando di bottigliette sul tavolo: cosa accadrebbe se costringessero allenatori e giocatori a parlare seduti in un’automobile, o su una moto, o con una tanica di Tamoil sul tavolo, o con una modella vestita Armani sdraiata sul tavolo, o con un paio di scarpe o un televisore o una cassa di pomodori su quello stesso tavolo?

Il backdrop alle spalle è tollerato, il prodotto vicino alla tua faccia no. Ci sto dentro. Anche perché i 4 miliardi in borsa perduti da Coca-Cola pochi minuti dopo il gesto di Ronaldo (ripeto: eccessivo, visto la frasettina sarcastica che lo ha accompagnato) sono poco più dell’1% del suo valore. Una normale “correzione” rimetterà le cose a posto senza che la multinazionale fallisca.

Direi che la questione si può risolvere in due modi: metteteci tutto quello che volete sui tavoli delle sale stampa, ma ai lati. Qualche tv accondiscendente riuscirà comunque a inquadrare… E se siete campioni, pardon aziende integerrime, come Ronaldo e Pogba, avvertite prima: attenti come siete a marketing e pubblicità, non sarà difficile.

In ogni caso il risultato eclatante è stato raggiunto anche da Coca-Cola ed Heineken: in tutto il mondo reale e social se ne parla da ore, e come sapete bene in pubblicità “l’importante è che se ne parli”. Io stesso ho dovuto nominarle più volte in questo articolo, e i giornalisti per statuto non potrebbero farlo né tantomeno essere testimonial di qualsiasi marchio, salvo che per scopi benefici. Forse per questo, salvo eccezioni, ci accontentiamo di radere al suolo i buffet e di portare a casa tutto quello che ci regalano, senza troppi sofismi, senza troppe distinzioni.

2 pensieri su “LE BATTAGLIE IDEALI DIPENDONO DA QUALE SPONSOR

  1. Luigi dice:

    La cosa simpatica – voluta o no, non si saprà mai – è che con quei gesti i due campioni/aziende individuali hanno certamente aumentato l’impatto mediatico e di pubblicità derivata per i prodotti che hanno “disprezzato” più che se avessero glissato.

  2. luigi mandelli dice:

    Parecchia anni fa, chiacchierando con un suora missionaria in Colombia, gli spiegavo che per raccogliere i soldi per le missioni, per le feste di Natale avevamo messo in vendita un calendario e glie lo stavo mostrando.
    Citando Ignazio di Lojola, sorridendo le dissi “Todo modo para buscar la voluntad divina”, lei sorrise e sventolandomi il dito indice davanti al naso mi rispose “Usted no entiende. Todo modo para buscar un poco de plata!”

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