LAVOREREMO DI PIU’ E MEGLIO NELLA SETTIMANA DI 4 GIORNI

La California rilancia l’idea di accorciare la settimana lavorativa da cinque a quattro giorni a parità di stipendio e si prepara a fare sperimentazioni. L’iniziativa non è del tutto nuova, ma forse adesso si sta entrando nella fase più concreta. In giro per il mondo (quello più lontano) registriamo prove su strada positive in Islanda. La Nuova Zelanda ci sta provando con il colosso anglo-olandese del largo consumo Unilever, gli Emirati Arabi Uniti sono già operativi da gennaio con 4 giorni e mezzo, il colosso Panasonic in Giappone sta partendo. I più vicini al mondo occidentale classico sono Scozia, Irlanda e Spagna, che si stanno organizzando per avviare test. Italia non pervenuta. Escludo il Belgio che ha fatto notizia in febbraio, annunciando la settimana corta, ma con il trucco: sono sempre le stesse 40 ore ma ridistribuite su quattro giorni invece che cinque. In questo caso è solo una riorganizzazione, non un vero accorciamento.

La vera discussione è se queste otto ore in meno possano o no incriccare il sistema economico e se la produttività venga gravemente compromessa. Per farci un’opinione più precisa, dobbiamo analizzare il contesto e considerare almeno un paio di recenti grandi trasformazioni: la pandemia e la crescita sostenibile in ottica green.

La pandemia ha letteralmente buttato all’aria un punto fermo dalla rivoluzione industriale in poi: non è più necessario essere presenti sul posto di lavoro tutti i giorni, il business va avanti bene lo stesso. Ciò che sembrava impossibile non lo era e lo abbiamo verificato con successo in diretta. Caduto il tabù dell’equazione vedo-controllo-produco, abbiamo guardato come fosse la prima volta anche ad altri paramenti quali la quantità e la qualità delle ore lavorate.

Indubbio che lo smart working casalingo ci abbia coinvolti spesso per un numero maggiore delle classiche ore lavorate in ufficio, ma la grande novità è che abbiamo spalancato la finestra su una magnifica novità: la gestione flessibile e libera del nostro tempo.

Dall’altra parte, la sfida ambientale ci sta insegnando che non è più così imperativo crescere tanto e in breve tempo. La sostenibilità sta introducendo una sorta di limite agli incrementi raggiunti a tutti i costi, sta suggerendo il pensiero di rallentare, di pensare non solo ai profitti ma anche agli interessi della comunità, e a una migliore redistribuzione della ricchezza.

Sono esperienze concrete che incidono più di quello che si possa pensare, spingendo le aziende verso nuovi scenari, dunque anche quello di lavorare meno ma meglio. Il benessere personale e aziendale vanno sempre più a braccetto. Mai come adesso il momento è propizio per innovare, i grandi cambiamenti richiedono coraggio nelle scelte e offrono vie d’uscita impensabili fino a ieri.

Esperienza personale: lo riconosco, le migliori idee e gli spunti più creativi sono venuti quasi sempre fuori dalle quattro mura dell’ufficio, perché quel mondo reale ti dà gli stimoli più brillanti. Però attenzione: magari quel quinto giorno lavorato in meno sarà proprio quello giusto per raccattare l’energia necessaria da riportare in azienda con maggiore entusiasmo.

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