L’ATALANTA CORRE, ANCHE ZEMAN…

di TONY DAMASCELLI – Ogni tanto, riappare. Un borbottio, una luce e il popolo dei cronisti si avvicina al fenomeno. Zeman è un mito, è una leggenda, resiste alle intemperie, si salva dai nubifragi che nel football significano retrocessioni o esoneri, in alcuni casi spacciati come dimissioni. È pirandelliano, uno, nessuno, centomila, non parla ma, come il Piave, mormora. E il mormorio si trasforma in strillo. L’ultimo pensiero a bassa voce riguarda l’Atalanta vista contro la Lazio e per il siculoboemo la squadra di Gasperini corre, corre molto ed è strano per una città che ha sofferto e vissuto quello che tutti sappiamo. Un sottile pensiero, una insinuazione. Dunque dopo le bare, dopo i morti, dopo la tragedia del coronavirus ecco un’altra botta per Bergamo: il fattore Z, anzi, ricordando il film di Costa Gravas, si potrebbe anche dire Zeta, l’orgia del potere.

Più che potere trattasi di invidia, perché andando a memoria anche sul Foggia allenato a meraviglia dal suddetto siculoboemo si diceva e si scriveva che quei ritmi fossero strani ma lui, il tecnico d’avanguardia nipote del grandissimo Cesto Vycpalek, ribadiva che era tutta roba levissima, altissima, purissima, costruita sui gradoni dello stadio, mica con farmaci e affini. Riapparso dal canneto del nulla e dei perdenti, Zeman ha trovato subito ad accoglierlo le solite sardine della comunicazione, alcune di lingua romana, dopo la batosta della Lazio. Trattasi di vociare condominiale, chiacchiere senza distintivi. L’Atalanta corre come la Dea della mitologia. Se Zeman pensa di essere Ippomene si presenti pure alla sfida. Si porti tre mele. Per il momento sono state tre pere.

 

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