L’AMORE IMMENSO SECONDO MARCO GIALLINI

Quante volte cerchiamo di definire l’amore. Quante volte leggiamo articoli o ascoltiamo trasmissioni in cui i tecnici della mente e dell’animo umano catalogano questo sentimento, cercando di inquadrarlo dentro categorie scientifiche. Poi dalla vita vissuta arrivano testimonianze come quella di Marco Giallini, attore di successo, attore popolarissimo, che però dal 2011 si porta dentro un carico pesantissimo. Raccontando la sua storia, improvvisamente l’amore si manifesta come nessuna definizione, nessuna seduta psicanalitica, nessun manuale riusciranno mai a eguagliare. Riproponiamo le sue parole senza alcun motivo preciso: semplicemente perchè è un meraviglioso leggere.

“Alla fine, io sto in lockdown da quando è morta Loredana. Quello è il momento in cui ho deciso di diventare popolare. Volevo dare una possibilità in più ai figli. Per anni ho fatto l’imbianchino, otto ore. E la sera, la scuola di teatro. Poi ho iniziato a portare il camion delle bibite, la mattina. Dopo, tornavo a casa, doccia, prendevo il mio Yamaha, andavo a scuola. Parcheggiavo contro il muro, non avevo manco il cavalletto e entravo, col chiodo, i capelli lunghi. Boom!
Come ho fatto senza di lei? E che ne so, il dolore era troppo. Il pensiero che lei rientri a casa da un momento all’altro dura due anni, poi capisci che morire è prassi. Non a 40 anni. Non fra le mie braccia, mentre prendiamo le valigie per le vacanze. Ma non sono l’unico a cui è successo. Fare a meno è questione di testa, anche fare a meno delle menti dei bimbi non più chiare, del loro pensiero: vorresti sapere che pensano il giorno della festa della mamma o quando spegni la tv e quello, a 5 anni, strilla:

“Mamma Mamma!”

Le parlavo nell’orecchio, ma lei era già andata via, mi aveva già lasciato solo. Non poteva ascoltarmi più. Ci ho provato e riprovato, ma non mi ha mai più parlato. Due giorni di coma in ospedale, poi il doloroso e definitivo addio.

Mio figlio piccolo, Dario, mi chiese per giorni: “Papà chiedi a Gesù di farla tornare provaci, mi manca la mamma.”

Un senso di impotenza mi invase dentro. I ragazzi sono cresciuti, nel dolore ma ce l’hanno fatta. E sono loro che hanno dato la forza a me di andare avanti, di non mollare”. Marco l’artista, Marco il padre, vive da dieci anni nel ricordo di una donna meravigliosa, che gli ha dato un amore immenso. Ma la cui scomparsa, così prematura, così atroce, rappresentano un dolore che non smetterà mai di far male.

Se mi sono più innamorato? Ma di chi? Ma perché? Innamorato ero di mia moglie. Per 27 anni, non ci siamo mai lasciati e non abbiamo mai litigato. Lei era la donna mia e io il suo uomo. Nel mondo, quante ce ne possono stare di persone per te? Una.

Ogni tanto ci parlo ancora. Quando sto solo e qualcosa non va. Dico: “Eh amore mio…”

Un pensiero su “L’AMORE IMMENSO SECONDO MARCO GIALLINI

  1. Cristina Dongiovanni dice:

    Ma di chi? Perché? E’ molto vero, spesso si dice “Rifatti una vita”, ma la vita c’è già e non può travestirsi d’altro, almeno in alcuni casi. Casi in cui hai incontrato una persona che ha radunato tutte quelle che avresti potuto conoscere in una parvenza di perfezione che non deve essere disturbata da tentativi inutili di imitarla. Una parvenza di perfezione che per chi la incontra è perfezione nel senso più completo e totalizzante del termine. Qualcuno che non può essere sostituito e che basterà per sempre. Esiste questo amore, a volte si. Descriverlo è sublime come il silenzio e le nuvole e i figli che rimangono possono impararlo dal genitore che sopravvive, vive sopra il suo immenso dolore e amore. E sente vivo e presente l’amore tutti i giorni come fosse presente chi non c’è più, lo trasmette e lo insegna con la verità di quello che prova, quello che custodisce per sempre nell’anima.

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