Parlo di mio nonno perché mi è tornato in mente che, pensionato, amava ricopiare in un quadernetto aforismi, frasi celebri, pensieri che leggeva su quotidiani e riviste. Ne aveva riempiti diversi. Ricordo pure la sua calligrafia, minuziosa e precisa, figlia di un tempo passato. Rammento che da ragazzino mi sembrava stupida e priva di senso quest’attività di ricopiare parole già scritte da altri, e non ne capivo l’impegno giornaliero. Alla sua morte i quaderni, eredità affettiva senza valore materiale, furono custoditi da mia madre e poi credo che li abbia ricevuti io. Ma, tra un trasloco e l’altro, non saprei proprio dove cercarli, né ci penso mai.
Non so dire cosa oggi mi abbia fatto ricordare nonno Alberto e le sue pagine copiate. So solo che ora mi piacerebbe molto rileggerle. Forse, in quei quaderni, c’è il concentrato di tutta la saggezza di una vita. Un sunto e un lascito per lettori distratti.
Commovente, emozionante e ricca di sollecitazioni questa riflessione. Scrivere aforismi, copiarli su quaderni è un’attività che io definisco terapeutica. Le parole feriscono, le parole uccidono, le parole guariscono. Tuo nonno era un saggio.