LA TRAGICA MILANO DA CINEPANETTONE VERO DELLA DITTA NOBILE&LACERENZA

“Vergine, single e milionario”: è l’autobiografia di Davide Lacerenza, quest’ultima pulp fiction all’italiana che inchioderà il lettore nel racconto della sua vita trasgressiva, psichedelica, fuori controllo. Nel regno milanese della “Gintoneria” – con tanto di privée battezzato “Malmaison”, moquette color rosa, riservato a chi spendeva più di 50.000 euro e comprendeva pacchetto completo con escort, champagne e cocaina -, lui e la compagna Stefania Nobile (figlia di Wanna Marchi) avevano messo in piedi un impero della trasgressione che fruttava milioni.

Per documentarmi non ho fatto in tempo ad inserire il nome Davide nella barra di Google, che subito è apparso primo in testa Davide Lacerenza: non ce n’è al momento uno più famoso e cliccato, ricercato no perché l’hanno preso e chiuso ai domiciliari, sorprendentemente (e deludentemente direi, se si potesse dire…) un modesto appartamento nei pressi della Stazione Centrale di Milano. Ha provato a dissuadere gli agenti millantando Fiamme gialle facenti parte della sua clientela, sindaci, politici, ma non ha azzeccato né un nome né un cognome, perché gli agenti hanno rapidamente verificato essere tutti frutto della sua fervida fantasia. Del resto, al momento della notifica avvenuta all’alba, era appena rientrato a casa dopo l’ennesima notte pazza: “Non mi tiene testa neanche un ventenne”, motivo di orgoglio per un 59enne.

Già questa scena finale me la vedo in un film di Quentin Tarantino, la metterei all’inizio però. Dopo di che la storia andrebbe a sviscerare i risvolti di questo impero orgiastico e allucinato, dove si lavavano le Ferrari con le bottiglie di champagne da 1000 euro cadauna; dove il self service garantiva pastiglie multicolori, polveri, spinelli, alcolici, prostitute; dove era previsto anche il delivery; dove si pippava anche giocando a scacchi; dove “una scema l’ha pippata tutta, sanguinava, l’ho portata fuori a braccio, le ho fatto fare una doccia”…  Alla Uma Thurman e John Travolta, appunto.

Mettiamoci qualche bestemmia nei dialoghi, con bip e asterischi. Non dimentichiamo imprenditori, forze dell’ordine, stranieri, personaggi di spicco tra clienti e consumatori di varia risma. Aggiungiamoci l’iniziazione delle donne sia alla prostituzione che alla droga, perché nel racconto enfatico di Davide c’è anche l’orgoglio dell’insegnamento, e il copione è completo. Non facciamoci mancare i social, perché Lacerenza è il sovrano di una galassia che non trascura l’autoreferenzialità, con un largo seguito di follower sebbene oggi un po’ smarriti (“Hai fatto correre il cavallo un po’ troppo velocemente”): basta tornare all’incipit e rileggere il titolo dell’autobiografia, una celebrazione dell’ego scandita dal “milionario” che fa diventare virtù anche vergine e single.

Assolutamente geniale, poi, la figura femminile: la figlia e sullo sfondo la madre, insieme sono diventate la coppia tra le più chiacchierate d’Italia, coperte da una moltitudine di accuse criminali, rozze e sfacciate, volgari e senza scrupoli. Assolutamente perfette per il contorno, anzi l’integrazione della sceneggiatura.

Sapete bene come il noir, con tutte le sue sfaccettature e anche senza omicidi, sia il genere che tiri di più al cinema e in libreria. Il botteghino aspetta consumatori famelici, poiché tra i tanti modi per entrare nella leggenda è certamente quello trasgressivo il più ammaliante, intrigante, comodo (all’apparenza). Quello che lascia il segno.

I biopic su Madame Curie, Einstein, Oppenheimer, strappano un applauso e un sospiro, ma finisce lì.

3 pensieri su “LA TRAGICA MILANO DA CINEPANETTONE VERO DELLA DITTA NOBILE&LACERENZA

  1. Raffaele dice:

    A me viene lo schifo solo a vedere via TV queste vicende da criminali da sin city della mutua . E pena per quei cretini
    ram- polli che sperperano gli averi tanto sudati da chi glieli ha lasciati in eredita’ . Ma questi sono gli stupidi e inutili tempi in cui viviamo ( basti vedere le guerre , la fame , la perdita di valori e da chi siamo governati in tutto il mondo ) purtroppo…..

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