LA STRATEGIA MILITARE DI BOMBARDARE I PARCHI GIOCHI

Circola un breve filmato girato a Kharkiv, Ucraina. Bombe che esplodono, che altro sennò in questi giorni. Il filmato è breve e raggelante, almeno per me. Sedici secondi nei quali non si scorgono efferatezze su uomini, donne o bambini, non si intuiscono corpi dilaniati. Eppure è uno dei filmati che più di tutti lascia attoniti e lividi di rabbia.

Si tratta del bombardamento delle attrazioni nel parco Gorky di Kharkiv, le attrazioni del parco giochi. Non è dato sapere se ci fossero persone durante lo scempio, non sembra e speriamo che così sia, anche se pare essere la speranza a dettare la percezione e non viceversa.

Tra i filmati giunti a noi è uno di quelli che più di tutti traduce la gratuità della devastazione. L’assurdità e la mente malata che hanno innescato tutto questo, così come l’eccidio negato nei confronti dei civili, stanno qui, in questi pochi secondi nei quali non si scorge tattica, strategia militare e nemmeno crudeltà forse, solo alienazione rispetto al genere al quale si appartiene. Chi arriva a questo non appartiene più al genere umano, chi arriva a questo nega la vita, nega la possibilità che i bambini possano giocare in quel parco, nega che i bambini possano giocare, nega sé stesso come essere umano.

Come si vede, non si esce da una certa retorica straziante nel commentare, non ne esco io almeno. Non voglio dire e dare a intendere che un deserto parco giochi bombardato debba muovere a maggiore pietà di una delle infinite case cancellate in questi giorni, delle vite spazzate via, ma certo rende l’idea della cieca, assurda, immotivata cancellazione in atto.

Chiunque voglia convincerci che l’obiettivo sia il Donbass e chiusa lì, provi a spiegarlo, quel filmato, senza effetti speciali se possibile.

 

 

 

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